Studenti fuori sede tra esperienze interrotte e rinvii: “Ci siamo anche noi”

Le esperienze di tre giovani oristanesi lontani dalle aule

Mara Diana

Martedì, 9 marzo 2021

Un anno fuori dalle aule e anche dal dibattito pubblico. Gli studenti universitari provano a costruire il proprio futuro in un clima di incertezza. Tra i più penalizzati gli studenti fuori sede: sulla carta lo sono ancora, ma in realtà hanno dovuto rinunciare alla partenza e a una esperienza di vita che avrebbe permesso loro di crescere e formarsi non solo tra i libri.

“Gli studenti universitari non sono mai stati considerati in questi mesi di pandemia”, commenta Mara Diana, 24 anni, di Oristano, iscritta al secondo anno corso di laurea magistrale di Psicologia, con indirizzo di psicologia criminologica e forense, Università di Torino. “Mi rendo conto che siamo anche i più indipendenti, che non abbiamo bisogno di essere seguiti passo passo come i bambini delle elementari, che le lezioni universitarie non siano obbligatorie, ma sarebbe stato bello non passare completamente nel dimenticatoio”.

La giovane oristanese – a causa della pandemia – ha interrotto la propria esperienza da fuori sede e concluderà il percorso dall’Isola: “Sono tornata in Sardegna da Torino il 1° marzo 2020 convinta di stare a casa per una settimana”, racconta, “ma purtroppo la mia facoltà non ha mai parlato di riapertura in presenza e a settembre ci hanno dato la conferma dell’anno accademico online”.

“La vita da studente fuori sede a studente in sede cambia radicalmente”, spiega Mara Diana. “Forse ha inciso maggiormente sui tempi di studio, perché se da una parte il tempo per studiare è aumentato, a casa ci sono maggiori distrazioni, e sul confronto tra colleghi. Ma ho avuto la fortuna di studiare con le miea colleghe in videochiamata”.

“Sto vivendo il covid da studentessa universitaria come una sessione perenne, perché sento ancora di più il peso dello studio”, commenta la studentessa oristanese. “Ovviamente mi manca l’ambiente universitario, ma ho avuto la fortuna di avere dei colleghi straordinari, ci siamo aiutati tantissimo in questi mesi e i docenti si sono organizzati benissimo. Non abbiamo mai saltato una lezione: vengono svolte in diretta, registrate e caricate sulla pagina moodle del corso di insegnamento, in modo che possano essere disponibili per tutti”.

Ludovica Sarais

Tra i fuori sede c’è anche chi l’avventura lontano da casa non ha mai potuto avviarla. “Sono stata indecisa fino all’ultimo se iscrivermi o no alla magistrale”, dice Ludovica Sarais, 22 anni, di Oristano, iscritta nella facoltà di Giornalismo, cultura editoriale e comunicazione multimediale all’Università di Parma. “Alla fine mi sono buttata e mi sono iscritta, perché, nonostante il covid, non volevo farmi ostacolare da niente e nessuno”.

“All’inizio non trovavo così pesante fare lezioni online, ma con l’andare del tempo mi sono accorta che è difficile stare davanti al computer per tante ore e mantenere la concentrazione alta”, continua la giovane studentessa, che aveva scelto la facoltà parmigiana per l’elevato numero di ore di pratica previste nel corso. “Speravo di poter fare pratica, ma questo covid continua a impedirmelo”, spiega sconfortata la studentessa con la passione per la scrittura. “Il covid ha rovinato i miei piani”.

“Per fortuna”, aggiunge la studentessa, “sono una ragazza socievole e sono riuscita comunque a legare con qualche mio collega, anche se solo virtualmente. Ma è bello pensare che presto li vedrò dal vivo e forse (spero) potrò abbracciarli. A proposito di pratica: ho iniziato a collaborare con una testata online e spero di riuscire presto a collaborare anche con le testate universitarie. Mi sto dando da fare”, conclude Ludovica Sarais, “però mi sento presa in giro, nessuno ci ascolta o si preoccupa per noi”.

Gabriele Musu

Spesso tra i giovani studenti universitari che hanno dovuto rinunciare all’esperienza lontano da casa prevale la rassegnazione. “Speravo di poter partire a febbraio, ma il Dipartimento ha scelto di proseguire con la didattica mista e la maggior parte delle lezioni sono ancora online”, spiega Gabriele Musu, 22 anni, iscritto al primo anno di laurea specialistica in Amministrazione e direzione aziendale. Aveva scelto l’Università di Parma per il livello dei corsi ma anche per la vivibilità della città, ora è deluso: “Mi sento completamente fuori dal clima universitario, nel quale lo studente è il centro del progetto. Ora sono solo, non conosco colleghi né professori. Mi manca il contatto umano e il confronto, che nel mio campo è importante”.

“Mi sembra di essere iscritto all’Università di Oristano, perché sono sempre in biblioteca a studiare”, continua il giovane studente fuori sede ancora in sede. “Mi aspettavo tanto da questa esperienza. Cagliari era a un tiro di schioppo da Palmas Arborea, il mio paese, contavo su una vera esperienza fuori casa e un arricchimento personale sia per le conoscenze, sia per le esperienze con i professori”.

Nonostante la delusione e lo sconforto, prevale il senso di responsabilità verso la comunità, segno che nonostante l’esperienza mancata, c’è sempre possibilità di maturazione e crescita: “L’istruzione è fondamentale”, conclude Gabriele Musu, “ma ora è più importante la gestione sanitaria. Se non si può tornare in aula in sicurezza, è giusto che non si torni”.

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