Aule troppo piccole per lezioni in presenza, i carcerati-studenti non possono studiare

Impossibile la didattica a distanza perché le attrezzature sono ancora in arrivo. La denuncia dell'associazione “Socialismo Diritti Riforme”

Lunedì, 19 ottobre 2020

“Una dozzina di classi di detenuti iscritti alle superiori, tecnici e artistico, e ai corsi per adulti del CPIA potranno riprendere l’attività didattica soltanto a novembre, in quanto l’istituto di Massama-Oristano è attualmente in attesa che vengano forniti i kit per l’attività didattica a distanza”. Lo segnala Maria Grazia Caligaris dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, che ha raccolto le testimonianze dei familiari dei detenuti che vorrebbero fruire del diritto allo studio.

“Il mancato avvio delle lezioni”, sottolinea l’esponente di SDR, “ha suscitato preoccupazione tra i detenuti. Molti ergastolani rischiano di restare del tutto privi di attività, anche perché la maggior parte delle iniziative sono sospese a causa della pandemia di coronavirus, che non ha risparmiato la casa di reclusione di Oristano”.

“Il nostro impegno è quello di garantire a tutte le classi programmate l’accesso alla formazione”, ha precisato Pierluigi Farci, direttore del Casa di reclusione ‘Salvatore Soro’. “Purtroppo, anche per limiti strutturali, in quanto non c’è nell’Istituto un numero sufficiente di aule abbastanza grandi da garantire il distanziamento tra gli studenti e gli insegnanti, non possiamo organizzare lezioni in presenza senza incorrere in gravi rischi di diffusione del virus. Abbiamo quindi richiesto tempestivamente un finanziamento per poter disporre dei kit previsti per le lezioni a distanza nelle carceri. Riteniamo che l’istruzione, oltre che un diritto costituzionale, sia uno strumento importantissimo per la crescita civile e culturale dei detenuti e pensiamo che nell’arco di un mese saremo in grado di offrire le lezioni. Per cercare di ridurre i disagi, e favorire un rapporto con gli insegnanti, pensiamo altresì di organizzare incontri in presenza nella sala teatro”.

“Non si può però fare a meno di sottolineare ancora una volta”, conclude Maria Grazia Caligaris, “ che la nuova struttura penitenziaria di Massama è stata pensata con criteri molto discutibili. Un teatro e due sole aule per garantire il diritto allo studio in un istituto con 263 posti. Incredibile ma vero”.

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