Giovedì, 7 dicembre 2023
Dove potranno ormeggiare le proprie imbarcazioni i diportisti che nei prossimi mesi saranno sfrattati dal porto di Torre Grande? Gli otto consiglieri comunali di centrosinistra – con un’interpellanza – chiedono al sindaco Massimiliano Sanna e alla sua Giunta su quali soluzioni stiano lavorando e come verranno gestiti i rinnovi dei contratti di ormeggio in scadenza il 31 dicembre.
Fra qualche mese partitanno i lavori di riqualificazione e potenziamento del porto turistico e chi è ormeggiato là – in primis le oltre 400 barche da diporto – per tutta la durata dell’intervento dovranno trovare una sistemazione temporanea, per quasi un anno e mezzo se tutto va bene. Ma dove? E a quali costi? I consiglieri di minoranza fanno notare che per il momento non c’è “alcuna certezza sulle possibili soluzioni alternative”.
Il primo firmatario dell’interpellanza è il consigliere Francesco Federico, di Oristano Democratica e Possibile. Hanno sottoscritto il documento anche Maria Obinu, Giuseppe Obinu e Massimiliano Daga del Pd ed Efisio Sanna, Carla Della Volpe, Umberto Marcoli e Francesca Marchi di Oristano più.
Oltre alle barche da diporto, oggi al porto turistico di Torre Grande sono ormeggiate anche 150 imbarcazioni da pesca. Per queste ultime le Marine Oristanesi (che gestiscono il porticciolo), il Comune di Oristano, l’Autorità di Sistema portuale del mare di Sardegna e la Capitaneria di porto stanno valutando la possibilità di un trasloco temporaneo al porto industriale di Santa Giusta. Ma molti aspetti dell’operazione dovranno essere chiariti.
I lavori di riqualificazione e potenziamento del porto turistico di Torre Grande erano stati aggiudicati dal Comune di Oristano la scorsa estate all’impresa Ingegneria Costruzioni Colombrita, con sede nel Catanese, ma soltanto a fine novembre è stato firmato il contratto.
Sempre le solite guerre intestine, dubito parecchio che a qualcuno interessi davvero la sorte dei pescatori. Solo vile politica tipica oristanese.
Cambiano le persone ma il risultato è sempre quello: “il nulla più assoluto”