Anche il sindaco celebra il Psd’Az, ma per la foto niente tricolore

Lutzu ricorda gli oristanesi Davide Cova, Paolo Pili, Piero Soggiu e Maria Teresa Sechi

Il sindaco Lutzu, il presidente Moro e il segretario Solinas posano con la bandiera del Psd’Az

Sabato, 17 aprile 2021

Il sindaco di Oristano Andrea Lutzu stamane è intervenuto alla cerimonia per i 100 anni del Partito Sardo d’Azione. Ha accolto il segretario del partito e presidente della Regione Christian Solinas e il presidente del partito Antonio Moro, al palazzo degli Scolopi, dove cento anni fa nacque il Psd’Az e dov’è stata scoperta una targa commemorativa.

C’è stato anche un piccolo fuori programma. Al momento delle foto di rito il segretario e il presidente del Psd’Az hanno chiesto al sindaco di sfilarsi la fascia tricolore per posare solo davanti alla bandiera dei quattro mori e il sindaco di buon grado ha acconsentito.

Nei giorni scorsi a Oristano si era scatenata una forte polemica per un’immagine che il sindaco aveva pubblicato sui social e che ritraeva la statua di Eleonora d’Arborea, simbolo dell’epoca giudicale sarda,  illuminata di tricolore. Molti non avevano gradito e criticato Lutzu che aveva risposto sempre sui social con un “vaffa”, da lui poi definito scherzoso e ironico.

Nel suo discorso il sindaco di Oristano stamane ha voluto ripercorrere la storia del Partito Sardo d’Azione, citando Davide Cova, Paolo Pili, Piero Soggiu e Maria Teresa Sechi, esponenti del Psd’Az, originari della provincia di Oristano.

Di seguito il testo integrale del discorso del sindaco Lutzu:

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Illustrissimo presidente, cari ospiti,

sono lieto di fare gli onori di casa nella storica circostanza di oggi, appuntamento abbreviato – ma altrettanto intenso – rispetto a quanto avevate e avevamo auspicato. Le esigenze che conosciamo non intaccano però la celebrazione di una tappa memorabile nella storia dell’Isola e dei suoi valori, dell’orgoglio ereditato da quanti – cento anni or sono – scrissero quella pagina straordinaria che una bella insegna rammenterà e senza oblio.

Come ha scritto il più noto biografo di Paolo Pili, Oristano fu la culla e il crocevia di molte pagine del Combattentismo e del Sardismo: avvenimenti, aspirazioni e dibattiti che nel corso di un secolo hanno tessuto la stoffa dell’ideale politico che, come sapete, ha unito (dalle trincee del Carso in poi) molte generazioni. Intellettuali. Politici. Ma soprattutto il popolo – erede e continuatore primario del senso nazionale (sardo e identitario) – al quale va reso merito.

La consapevolezza storica, la volontà di leggerne (sotto tutti i profili) i momenti felici e quelli contraddittori non intaccano il desiderio che – alle foci del Tirso – la Città che battezzò il Sardismo rinnovi questo omaggio.

Lo dobbiamo a chi come Davide Cova, Paolo Pili, Piero Soggiu, Maria Teresa Sechi hanno meritato – a vario titolo – che un luogo, una strada di Oristano ne onorasse i trascorsi e i meriti. E lo si deve ai molti che inevitabilmente non cito o che dimentico, e Vi chiedo scusa.

Oggi come allora. Questo recitava l’insegna che Italo Ortu – dieci anni or sono – volle collocare in questo stesso Palazzo, ma aggiungendovi il motto immortale Fortza Paris, traccia che – come è giusto accada – lascia il posto a una pietra nuova: incisa, verace, testimonianza degna di un anniversario tanto illustre. Il solco di questa epopea è stato tracciato ed è fatto di persone e di idee: democrazia e libertà, donne e uomini. Nelle scelte facili o complesse, dettate anzitutto dall’amore per l’Isola e per le sue genti – e temperando opportunamente retorica e saggia amministrazione. Con la lungimiranza verso il futuro. Con un senso saldo degli eventi. Con tutto ciò che unisce Eleonora d’Arborea alle nuove generazioni. Vi fu chi disse: dal 1921 in poi il seme del sardismo fecondò inevitabilmente in tutti coloro che – nelle aule democratiche, sarde e non solo – intesero spendersi e agirono lealmente per il bene comune dell’Isola e delle sue genti. Se ciò è vero, spetta a chi ne ha la consapevolezza agire e far sì che tale chicco germogli e dia frutto, rispettando senza ostacoli le legittimazioni e l’autorevolezza di ciascuno, ma certo senza fare torti ad una storia longeva ed unica, a chi le ha dato lustro ininterrotto, anche in questo luogo.

Valga perciò – per noi e per chi ci ascolta – l’esempio di tutte e di tutti coloro che si sono adoperati (con sagacia, lealtà, impeto e competenza) a rendere la nostra terra e le sue identità più consapevoli ed affinché – come ieri oggi, e oggi come domani – accada ciò che deve, e si faccia ciò che si può. Grazie.

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