Dibattito a più voci su sanità e lavoro. Partono da Oristano le prove di alleanza per il centrosinistra in Regione

Due critiche alle scelte della Giunta Solinas nel confronto promosso dai Cinquestelle

Un momento dell’incontro organizzato dai Cinquestelle a Oristano

Lunedì, 19 giugno 2023

Partono da Oristano e dai temi della sanità e del lavoro le prove per la costruzione del “Campo largo”, la vasta alleanza che i partiti del centrosinistra intendono varare in vista delle elezioni della prossima primavera e della sfidacon il centrodestra ora alla guida della Regione. È stato il consigliere regionale dei Cinquestelle Alessandro Solinas a promuovere l’incontro, che venerdì scorso ha riunito al Mistral 2 di Oristano Piero Comandini, segretario regionale del Pd, Eugenio Lai, consigliere regionale dell’alleanza Rosso Verde e sindaco di Escolca, Desireè Manca, consigliere regionale dei Cinquestelle e Massimo Zedda, consigliere regionale dei Progressisti. Numeroso il pubblico, con molti amministratori comunali e rappresentanti di associazioni di cittadini. 

Nell’aprire i lavori, coordinati dal giornalista Giampaolo Meloni, Alessandro Solinas ha spiegato come la scelta di Oristano sia stata determinata dalla grave situazione in cui versa la sanità in questo territorio, “cenerentola in Sardegna e la prima ad avere inaugurato il ricorso ai medici in affitto”. Da Solinas l’esortazione a creare un “campo largo” fra “le forze progressiste dell’Isola, con l’obiettivo di differenziarsi e contrastare le politiche del centrodestra “.

Desirèè Manca ha defiinito l’attuale legislatura come “la peggiore che la Sardegna abbia mai avuto”, con il centrodestra che dopo aver “promesso balle per 4 anni e mezzo, ora cerca di recuperare terreno, pensando alla costruzione di un ospedale super moderno piuttosto che a risolvere la grave carenza di medici infermieri e OOSS, per rispondere alla domanda di salute dei pazienti sardi” . Manca ha denunciato ancora che la Sardegna ha “30 milioni non spesi per l’abbattimento delle liste d’attesa. Una scelta intenzionale, per poter dirottare fondi verso le struttura private”. Poi ha contestato la decisione dell’assessore Doria di “aumentare il massimale dei medici di famiglia fino a 1.800 pazienti. Con la conseguenza che ognuno di loro può dedicare a una visita soli due minuti anziché dieci, con le immaginabili responsabilità penali che ne derivano”. Soluzioni? Secondo Manca si potrebbe imitare a Valle d’Aosta, dove si è deciso di pagare il triplo dei loro colleghi gli specializzandi e specializzati disposti a impegnarsi e trattenersi per almeno 5 anni nelle zone più disagiate.

Massimo Zedda ha contestato la decisione della Giunta Solinas di realizzare un mega ospedale che sostituisca il Brotzu e il Businco, perchè “servono servizi, non strutture sanitarie”. Dall’ex sindaco di Cagliari anche la denuncia del sostegno alle strutture sanitarie private:  “Il tetto di spesa per gli ospedali privati,  fissato a 100 milioni, ora in deroga è arrivato a 3 miliardi e mezzo, senza considerare il Mater Olbia, che, da solo e sempre in deroga, assorbe più della metà dei fondi destinati alla sanità privata”. Secondo Zedda è necessario “pensare a un centro di eccellenza della ricerca scientifica, anche per arginare i viaggi della speranza, che richiedono una spesa già ingente e in continua crescita”. 

Eugenio Lai ha posto l’accento sulla condizione degli abitanti dei piccoli centri della Sardegna, ormai “privi di assistenza sanitaria, senza medici di base e perfino di ospedali, come quello di Isili che chiude battenti alle 20, la sera”:  orario oltre il quale è vietato star male, evidentemente. “Una vera vergogna”, ha aggiunto Lai, “se si considerano i soldi non spesi per abbattere le liste d’attesa”.  Sulla sanità privata, Lai ha ricordato che il suo gruppo non ha “votato in Consiglio regionale lo scostamento di bilancio servito a finanziare il Mater Olbia” e ha denunciato la grave situazione di chi, senza reddito o con poche disponibilità, “deve rinunciare alle visite o anche a una risonanza magnetica” e ha ricordato che non solo i medici fuggono nel privato ma anche gli infermieri, che ottengono superminimi più elevati fuori dalle strutture pubbliche. 

Piero Comandini  ha ricordato che in piena pandemia gli amministratori regionali  “hanno pensato a moltiplicare le ASL e gli incarichi, piegando in questo modo la sanità ai loro interessi”.  Oggi la situazione, secondo Comandini, è di “forti squilibri, con i pazienti che vivono piccoli centri  senza servizi sanitari, e perfino con l’assenza di pediatri, rispetto a una denatalità fra le alte d’Italia”.  Comandini ha poi affermato che il centrodestra ha un preciso disegno: quello di “favorire gli interessi economici più forti attraverso il trasferimento di risorse dal settore pubblico al privato”. “Doria ci fa perfino rimpiangere Nieddu “, ha concluso Comandini. 

Nel corso della seconda parte dell’incontro, dedicata ai temi del lavoro,  Piero Comandini ha ricordato il grave problema della sicurezza, particolarmente sentito il Sardegna, e ha insistito sulle difficoltà che incontra chi vuole fare impresa nell’Isola, “costretto a affrontare costi più alti per le condizioni di trasporti e i costi dell’energia” e il ricorso eccessivo al “lavoro interinale e flessibile anche nella sanità, dove si ricorre a stabilizzazioni di precari anziché ai concorsi”.

Massimo Zedda ha avvertito  che l’intelligenza artificiale cambierà il modo di lavorare e di produrre. Da qui la necessità di “strumenti culturali adeguati a gestire questa fase, in un isola che è la peggiore in Italia per dispersione scolastica, conoscenza di una lingua straniera e e comprensione di un testo semplice”. Zedda ha ricordato che i consiglieri di opposizione hanno proposto di retribuire i dipendenti comunali come quelli della Regione, che oggi guadagnano in media 10 mila euro più di loro.

Eugenio Lai ha denunciato l’attuale ”inesistenza di politiche del lavoro”, con le imprese sarde costrette a costi più elevati per le condizioni delle infrastrutture e i costi dell’energia e con la connessione internet assente in molti centri. Il risultato è “un alto tasso di disoccupazione giovanile e femminile, che richiede politiche di incentivi alle assunzioni”. “Lo smart working può essere un’opportunità per il ripopolamento per i piccoli paesi”, ha detto Lai, “ma i giovani hanno difficoltà a rimanerci per studiare. Sia per la condizione dei trasporti che per i bassi redditi dei genitori, che non consentono di tenere un figlio all’università: la scelta è partire anche alle 5,30 del mattino per raggiungere le città o a sobbarcarsi pesanti affitti”.  

Desireè Manca ha fornito alcuni dati indicativi della grave situazione occupazionale nell’Isola. “Un milione 400 mila abitanti, 566 mila occupati, 743 mila inoccupati, dei quali 74 mila disoccupati, con  più di 100 mila sardi scoraggiati per impossibilità di trovare lavoro. Tra gli occupati, 58 per cento sono gli uomini e il 42 per cento le donne. Nel 2022 ci sono stati oltre 10 mila occupati in meno, di cui 2600 donne.” In questa situazione, ha detto Manca, “la Giunta Solinas pensa di affrontare lo spopolamento erogando 600 euro a ogni famiglia che vive in un centro con meno 3.000 abitanti, anziché garantire i servizi necessari. Occorrono poi subito incentivi per le assunzioni dei giovani sardi “.

Nel dibattito è intervenuto Luigi Tedeschi, sindaco di San Vero Milis e presidente del Distretto sanitario  di Oristano. “Nel mio paese 600 persone non hanno medico di base” ha lamentato Tedeschi, “e le carenze non sono solo tra  i medici ma anche fra infermieri e OOSS, nonostante ci siano molte di queste figure a spasso in attesa di un lavoro. Sul “Campo largo”, da Tedeschi è arrivata l’esortazione a “un maggiore impegno, e non solo in vista delle elezioni, e maggiore vicinanza verso chi lotta tutti i giorni. Le sedi periferiche dei partiti sono sparite, dobbiamo essere più presenti tra la gente e essere e essere percepiti come diversi dagli altri”. 

Claudio Atzori, presidente regionale della Lega delle cooperative, ha raccomandato che si vada “non solo a un campo largo ma anche a una visione larga, con il coinvolgimento di tutte le forze, compresi sindacati e terzo settore, in grado di contribuire alla definizione di un nuovo modello di sviluppo”. Sulla sanità Atzori ha lamentato che “da30 anni si pensa solo all’ospedale”: invece si dovrebbe rafforzare i servizi territoriali. Un appunto anche sui “medici dipendenti di strutture pubbliche che ricevono  in studi privati” e sulle difficoltà dei centri salute mentale.  Atzori ha ricordato infine come in Sardegna ci sia la “la peggiore scuola, fino al 50% dei ragazzi non arriva aldiploma “

Diego Loi, sindaco di Santu Lussurgiu e consigliere regionale dei Progressisti,  ha insistito sulle carenze dei servizi territoriali e a proposito del “Campo largo” ha raccomandato “attenzione alla dimensione umana”. 

Carmela Marras, portavoce del Comitato per il diritto alla salute della provincia di Oristano, ha segnalato  “la mancanza di fiducia della gente rispetto alla politica” e ha lamentato “la mancata garanzia dei livelli essenziali di assistenza”. “Siamo la spina nel fianco di questa amministrazione e lo saremo anche per voi”, ha avvertito Marras, invitando i politici presenti a non “rimanere nel chiuso delle stanze della Regione ma a scenderetra la gente e nelle piazze”. 

Marco Pilloni, dell’associazione universitaria UniCaralis, ha raccomandato “un impegno per l’abolizione del numero chiuso per l’accesso alla facoltà di Medicina” e ha segnato le difficoltà di  molti studenti ad accedere ai tirocini formativi e perfino alle mense.

Marcello Grussu, presidente dell’Aniad (l’Associazione nazionale atleti diabetici ) ha ricordato che “sono 11.600 i diabetici in provincia di Oristano. Per loro è impossibile fare qui le necessarie visite oculistiche o cardiologiche, disponibili solo nelle strutture del Nord e Sud Sardegna “. Da qui la richiesta di “una più equilibrata distribuzione dei medici”. Grussu ha sottolineato anche che “chi  non frequenta la scuola ha difficoltà a curarsi” e ha proposto un maggior coinvolgimento delle associazioni dei malati, che “intercettano per prime i bisogni dei pazienti “.

Bettina Brovelli , dell’associazione Komunque donna, ha ricordato l’attività dello sportello del San Martino, aperto dalla sua associazione e dedicato ai malati oncologici, e ha lamentato che per loro “non c’è un centro prenotazioni dedicato e così anche i pazienti in chemio sono costretti a affrontare lunghe attese per una visita e davanti agli ambulatori, esattamente come gli altri pazienti”.

Maria Grazia Fichicelli di Cittadinanzattiva ha esortato a coinvolgere le associazioni ma “non solo nel momento del bisogno” e ha ricordato la carenza di “infermieri e non solo medici, che a Cagliari sono invece in numero anche superiore al necessario”. Secondo Fichicelli, i medici non voglio venire a Oristano “perchè si lavora male, non si cresce e si è sempre in emergenza”, e ha ricordato che la Sardegna è ultima per i livelli di assietnza, con il 53,9 per cento rispetto al 93,3 per cento nazionale”. 

Samantha Vinci e Ilaria Pinna, in rappresentanza degli idonei al concorso per istruttori amministrativi di Laore, hanno infine denunciato che la Pegione ha bandito altri due concorsi per le stesse figure anziché attingere dalla graduatoria del loro concorso, aperta e valida fino al 2024: una scelta che “avrebbe consentito il risparmio degli alti costi sostenuti per i nuovi concorsi”. 

Sala piena al Mistral 2

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