L’ultima famiglia rom lascia il campeggio. “A Oristano si segua l’esempio di Porto Torres: case in proprietà”

Presentata all'Unla l'indagine “Inclusione delle comunità rom in Sardegna. Storia, cultura, interazione”

L’ex mattatoio di viale Fondazione Rockefeller – Foto d’archivio

Lunedì, 8 aprile 2024

Dovrà lasciare il campeggio di Torre Grande entro giovedì prossimo, 11 aprile, la famiglia rom che si era trasferita nella borgata marina di Oristano lo scorso autunno, in seguito all’incendio che a fine settembre 2023 aveva interessato l’ex mattatoio di viale Fondazione Rockefeller, per tanti anni campo della comunità. Per loro – cinque persone, tutte maggiorenni – si sta cercando una nuova sistemazione, come già fatto nei mesi scorsi per i nuclei familiari con minori.

Stamane all’Unla si è parlato del futuro della comunità rom cittadina e non solo. È stata presentata l’indagine “Inclusione delle comunità rom in Sardegna. Storia, cultura, interazione”, realizzata dai ricercatori dell’Università di Firenze, Eva Rizzin e Luca Bravi, in collaborazione con Asce, l’Associazione sarda contro l’emarginazione. Si è parlato anche dell’esempio virtuoso di Porto Torres, dove, con il sistema dei voucher, alle famiglie rom è stata data la possibilità di acquistare una casa, usufruendo di un contributo europeo assegnato dalla Regione.

La ricerca, partita nel settembre 2022, ha avuto una durata di 18 mesi. Sono state coinvolte le comunità rom presenti oggi in Sardegna, che contano in totale circa 1.300 persone. Lo studio si è concentrato su un’analisi dell’arrivo e sugli spostamenti dei rom in Sardegna – con un focus sul periodo fascista – e sui luoghi dell’abitare del presente.

“Ai rom”, ha spiegato Stefano Colaneri, mediatore culturale e referente del Gruppo di lavoro rom dell’Asce, “abbiamo chiesto che idee avessero per il loro futuro. Spesso vengono loro imposte delle decisioni, senza che si apra un dialogo. È invece importante renderli partecipi, come è stato fatto a Porto Torres dall’ex assessora alle Politiche sociali Rosella Nuvoli. Lì le famiglie non vivono più in affitto, ma hanno case di proprietà”.

“La ricerca fa emergere che laddove le comunità rom sono state coinvolte nelle politiche di scelta delle soluzioni abitative”, ha evidenziato il docente dell’Università di Firenze Luca Bravi, “queste hanno dato ottimi esiti, perché non c’è un soggetto che impone e un altro che subisce. Chiudere un campo può essere positivo, ma non sempre il risultato finale migliora la situazione della comunità. Un progetto positivo è quello portato avanti a Porto Torres, dove un finanziamento di poco meno di 200.000 euro è stato utilizzato per l’acquisto di abitazioni. Con questo sistema, quello dei voucher, il Comune ha agito da intermediario tra le famiglie che dovevano acquistare e il venditore. E gli acquirenti, è importante sottolinearlo, possono contribuire all’acquisto con risorse proprie. Questo esperimento è replicabile anche a Oristano”.

“In città”, ha detto ancora il referente del Gruppo di lavoro rom dell’Asce Stefano Colaneri, “le famiglie con minori sono state sistemate in appartamenti in affitto, mentre una sola famiglia di cinque persone, senza minori, si trova attualmente al campeggio di Torre Grande. Tra tre giorni, però, dovrà andare via e si sta lavorando per trovare una nuova soluzione”.

La presentazione della ricerca a Oristano rientra nell’ambito delle attività della “I Settimana di azione per la promozione della cultura romanì e per il contrasto all’antiziganismo”, promossa dall’Asce con il Dipartimento Formazione, Lingue, Intercultura, Letterature e Psicologia dell’Università di Firenze, grazie a un progetto che ha ricevuto un finanziamento nazionale pubblico dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali.

L’Asce, inoltre, è partner di un progetto col Comune di Cagliari finalizzato all’inclusione socio-lavorativa dei membri delle comunità. Aiuta i rom nell’inserimento del mondo del lavoro, favorendo l’imprenditorialità, la formazione e il supporto scolastico.

Nei giorni scorsi, proprio sul tema emergenza abitativa per la comunità rom di Oristano, hanno presentato un’interpellanza urgente i tre consiglieri comunali di Alternativa Sarda e Democratica, Progetto Sardegna Giuseppe Obinu, Maria Obinu e Umberto Marcoli. Al sindaco Massimiliano Sanna, alla Giunta e all’assessora ai Servizi sociali Carmen Murru hanno chiesto che sistemazione verrà trovata per la famiglia rom ospite del campeggio di Torre Grande. “Tra una soluzione e l’altra”, si legge nel testo dell’interpellanza, “questa amministrazione sta facendo scorrere il tempo senza sceglierne nessuna”.

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