Mercoledì, 1° novembre 2023
Legate indissolubilmente alle loro comunità grazie a secoli di storia e fede, le basiliche di Sardegna stupiscono per la loro bellezza architettonica e la devozione che le ha fatte erigere pietra su pietra in tutto il loro splendore.
Dal sud al nord dell’Isola, sulle coste o nelle montagne più alte, questi edifici si fanno testimoni di leggende e tradizioni legate a doppio filo con territori suggestivi e ricchi di fascino.
Le basiliche del Sud dell’Isola
Alla scoperta dei gioielli di Cagliari. A guardare il capoluogo sardo dall’alto del suo colle, è la basilica della Nostra Signora di Bonaria, il cui santuario è il più importante di tutta la Sardegna.
Il candido edificio con la sua maestosa scalinata, nacque per volontà dei monaci mercedari, che volevano per la Vergine una chiesa ancora più grande: i lavori iniziarono nel 1704 e fu consacrata a basilica solamente nel 1926.
Sull’altare della basilica si potrà ammirare la riproduzione della leggendaria statua lignea raffigurante la Madonna con bambino, che giunse da una nave frustata dal mare in tempesta dentro una cassa fino alle pendici del colle Bonaria con una candela ancora accesa: l’originale è custodita nel santuario, collegato alla basilica con un arco.
A ricordare la leggenda, nella piazza si potranno ammirare dei monumenti bronzei della nave e dalla Madonna. All’interno il visitatore rimarrà affascinato dalle dieci cappelle con tele, statue, bassorilievi e un raro organo a canne.
Impossibile non fare tappa al museo del convento (qui gli orari), con tre sale ricche di ex voto di marinai e doni preziosi portati in dono da sovrani, prelati e personaggi di spicco. Sul sito ufficiale della basilica sono disponibili tutte le informazioni e gli orari (qui il link).
Uscendo dalla basilica, si può visitare il cimitero monumentale, un’autentica galleria d’arte a cielo aperto, e passeggiare a un’altra basilica: quella dedicata a San Saturnino, nel cuore del quartiere Villanova.
Monumento paleocristiano più antico della Sardegna, la basilica di San Saturnino sorge sul luogo in cui venne sepolto il giovane Saturnino, patrono di Cagliari, conserva l’aspetto di un martyrium, ovvero una chiesa costruita per l’appunto sul luogo di sepoltura di un martire.
Oltre alla presenza di esterni finemente decorati, la basilica stupisce con degli ambienti silenziosi, suggestivi e pregni di fede. Attorno all’edificio sorge inoltre una vasta necropoli nella quale sono state riesumate sepolture romane e bizantine. Tutti gli orari d’ingresso sono disponibili qui.
Pochi giorni fa, il 30 ottobre, Cagliari (qui un viaggio alla scoperta della città) ha festeggiato San Saturnino con una suggestiva processione con le reliquie del santo martire e un celebrazione presieduta dall’arcivescovo.
Una basilica su un’isola. Accarezzata dalla brezza di un mare cristallino, la basilica di Sant’Antioco si erge sull’isola sua omonima nel punto più alto del paese. Indicata come luogo del martirio del santo, presenta una facciata per il cui rifacimento vennero utilizzati dei materiali provenienti dal sito archeologico dell’antica città fenicia di Sulki.
Al suo interno (qui gli orari d’apertura) si potrà ammirare la cupola, sostenuta da decorazioni a zampa di leone e con fantasia a guscio di tartaruga, e passeggiare tra le navate, lasciandosi guidare dalla maestria dei costruttori che, a quanto riportano le cronache dell’epoca, posarono la prima pietra ben prima del 1089, anno nel quale la basilica fu donata dal giudice di Cagliari ai frati vittorini di Marsiglia
Tanto attesa dagli abitanti la processione in onore di Sant’Antioco, che ogni anno, esattamente 15 giorni dopo la Pasqua, vede il simulacro del patrono della Sardegna sfilare per le vie del paese (qui un tour virtuale delle bellezze dell’Isola)
Tra le basiliche dell’Oristanese
Tappa nella città di Oristano. Il viaggio tra le basiliche prosegue con Oristano, con il Duomo della città, la cattedrale di Santa Maria Assunta. Nonostante l’importante titolo, la chiesa mantiene anche la denominazione di basilica e preside l’arcidiocesi arborense.
Cattedrale più grande dell’Isola, è una commistione di stili architettonici, che affascina per i suoi esterni, con la cupola ricoperta di maiolica e il campanile, e interni ricchi e maestosi.
Accedendo alla cattedrale si entra in un mondo dai soffitti trapunti di stelle su un azzurro cielo, fatto di preziosi giochi che uniscono sapientemente il gusto barocco a quello neoclassico e contemporaneo. Numerose anche le opere d’arte con le statue lignea dell’Annunziata e quella marmorea della Madonna del Rimedio, l’altare barocco, la tela tonda con l’Assunta e due leoni marmorei a vegliare sui fedeli dalla scala d’accesso del presbiterio.
Nella sala San Pio X del vicino Museo Diocesano Arborense sarà possibile ammirare il tesoro del Duomo, con una ricca collezione di paramenti e argenti provenienti dalla cattedrale.
Spostandosi nella vicina frazione di Donigala sorge uno dei santuari più cari agli oristanesi, la basilica della Nostra Signora del Rimedio (qui gli orari).
Testimonianza dell’antico Nuracraba, villaggio funestato dalle inondazioni, la basilica nasce come ampliamento della sua piccola chiesetta, che per secoli accolse i pellegrini adoranti e supplicanti la Madonna.
A fine ‘700 partirono i primi interventi di ampliamento, per poi proseguire per tutto il 1800 con la costruzione dell’altare maggiore, la sacrestia e la nicchia del simulacro. Risale invece al 1903 la costruzione dell’imponente campanile.
Nonostante la basilica sia di età più recente, la comunità di Oristano (qui un tour virtuale) continua a tenere viva la fede e la devozione per la Nostra Signora del Rimedio, celebrata con dei partecipati festeggiamenti, ricchi di celebrazioni e preceduti dalle novene.
Dalla laguna al Montiferru. Rimanendo nell’Oristanese, non lontano dal suo capoluogo, sorge sulla sommità di una maestosa scalinata la basilica di Santa Giusta, nell’omonimo comune.
Gioiello dell’architettura romanica, la basilica è interamente costruita in arenaria proveniente dalle cave della penisola del Sinis: il visitatore viene accolto da un portale di marmo sormontato da un leone e una leonessa, immortalati nell’atto di cacciare un maiale e un capriolo e dunque ad annunciare la vittoria della parola del Vangelo sull’eresia.
A rendere unica in tutta la Sardegna la basilica è la presenza di una cripta proprio sotto l’altare. All’interno si possono ammirare delle suggestive colonne provenienti dalla vicina Tharros, riutilizzate nel corso dei lavori di costruzione. La basilica è visitabile tutti i giorni dalle 8 alle 17,30.
La comunità di Santa Giusta (qui un viaggio tra le sue ricchezze), festeggia la sua santa patrona il 13 e 14 maggio con un grande falò, una processione con rosario in lingua sarda e una messa animata da is coggius, i canti sardi che narrano le gesta e la vista della santa.
Elevata al rango di basilica minore solo nel 2011, anche la basilica di Santa Maria a Bonarcado è un esempio di fede e devozione. Eretta al cospetto del santuario altomedievale di Nostra Signora di Bonacatu, sede del più antico culto mariano sardo, si presenta al visitatore in tutta la sua maestosità di trachite rossa.
La basilica sarebbe nata attorno al 1100, quando il giudice di Arborea Costantino I decise di fondare un monastero camaldolese affianco all’antica chiesetta: furono proprio i monaci ad espandere quest’ultima, perché ormai troppo piccola per ospitare la comunità. Accanto alla basilica di stile romanico, sorgono proprio i resti del monastero.
A settembre, in occasione dei festeggiamenti dedicati alla Nostra Signora di Bonacatu, Bonarcado (qui le sue ricchezze) si riempie di pellegrini che da ogni angolo della Sardegna fanno tappa al santuario per chiedere una grazia e rendere omaggio alla Madonna.
Dedicata alla patrona Santa Maria della neve, la basilica di Cuglieri osserva il centro abitato del Montiferru dall’alto del colle Bardosu affiancata dai suoi due campanili.
Come per la basilica della Nostra Signora di Bonaria a Cagliari, anche in questo caso la nascita dell’edificio è legato al leggendario ritrovamento di un simulacro della Madonna: un gruppo di pescatori ritrovò la statua in pietra con un fiore d’oro in mano sulla spiaggia di Santa Caterina di Pittinuri.
Decretato il luogo in cui sarebbe dovuta sorgere la chiesta, gli abitanti decisero di intitolarla a Santa Maria del Fiore, ma quando una bufera di neve sventò il furto di alcuni arredi preziosi, il nome designato fu appunto quello attuale.
Prima chiesa sarda a ottenere il titolo di basilica minore, è di foggia secentesca, ma sorge su un sito che già nel XV secolo vedeva la presenza di un santuario. La facciata è in stile neogotico e risalente al 1913. All’interno si potranno ammirare la cupola del presbiterio, un coro in castagno, statue marmoree di San Giovanni e San Paolo, e naturalmente la statua della Madonna della Neve.
Sede della confraternita del Rosario di Cuglieri (qui un viaggio tra le sue bellezze), durante la settimana santa la basilica fa da cornice ai riti della Settimana Santa: tra i più suggestivi quello de su ingravamentu (la crocifissione) del Venerdì Santo e la deposizione del Cristo morto.
Nell’agosto di quest’anno la comunità cuglieritana ha festeggiato i 130 anni dell’incoronazione con una processione accompagnata dalle confraternite del borgo.
Dal Nord Sardegna alle montagne più alte
Saccargia: la più nota. Forse la chiesa più famosa dell’Isola, la basilica della Santissima Trinità di Saccargia si erge fiera con la sua facciata bicroma bianca e nera in mezzo al verde territorio di Codrongianos. La basilica è visitabile dalle 9 alle 16,30 fino a domenica 5 novembre: dopo la pausa stagionale, la chiesa accoglierà nuovamente i visitatori dal 1° aprile 2024.
Tra archi e colonne, a osservare il visitatore sono quattro mostruose figure alata e, nel pilastro sinistro, dei bovini accovacciati, probabilmente a voler raccontare la leggenda sulla scelta del nome dell’edificio: se ora si ritiene che “Saccargia” derivi da “Sacraria”, in passato la tradizione popolare lo faceva risalire ai termini “s’acca argia”, ovvero “la vacca maculata”, in onore dell’animale che ogni mattina si recava al monastero per offrire il proprio latte ai frati e inginocchiarsi in preghiera.
Alla chiesa sono annessi i resti dell’antico chiostro e monastero, che ospitò il giudice Costantino I e sua moglie Marcusa, che decisero di far erigere la basilica dopo aver avuto una visione sacra durante un pellegrinaggio votivo per l’arrivo di un erede.
Entrando nell’edificio non si può non rimanere affascinati dal ciclo di affreschi raffiguranti delle scene della vita di Gesù, tratte dalle pagine del Vangelo.
Legata a doppio filo con la comunità di Codrongianos (qui un viaggio alla scoperta del borgo), la basilica si fa protagonista ogni anno dei festeggiamenti in onore della Madonna della Santissima Trinità di Saccargia, durante i quali il paese rinnova il suo voto di consacrazione al Cuore immacolato di Maria.
La basilica di Olbia. Raro esempio di chiesa romanica della Gallura, la basilica di San Simplicio a Olbia è il monumento più importante della Sardegna nord-orientale.
A caratterizzarla sono i bassorilievi, che guidano il visitatore attraverso la simbologia del cristianesimo: quasi come in una caccia al tesoro, si potranno scoprire una faccia, un serpente, uccelli, foglie e un Cristo vincitore sui popoli pagani.
Ai piedi dell’altare si possono ammirare i resti dei santi santi Simplicio, Rosula, Diocleziano e Fiorenzio, rinvenuti nel 1600 nella piccola cripta sotto l’altare. Anche nel sottosuolo della chiesa e la sua piazza è custodita una grande ricchezza: un’antica necropoli romana, divenuta poi cristiana, con le sue 450 tombe. Tra le sepolture sono stati ritrovati diversi reperti conservati presso il Museo archeologico di Olbia.
Patrono della città di Olbia (qui un viaggio alla scoperta delle sue bellezze), San Simplicio viene festeggiato ogni anno il 15 maggio, data del martirio, con una grande processione che richiama fedeli in costume sardo da tutta la Sardegna e il palio della Stella, che vede i migliori cavalieri dell’Isola sfidarsi in una corsa per la conquista della stella.
Un basilica a mille metri d’altitudine. Nata dall’ambizioso progetto dei padri francescani, che intendevano costruire un nuovo santuario sulla modesta chiesa preesistente, la basilica della Vergine dei Martiri di Fonni stupisce con i suoi ambienti dallo stile artistico tipico delle maestranze milanesi del 1700.
Come da progetto dei monaci, l’edificio si presenta con una basilica superiore e un santuario sotterraneo. La prima è sormontata da una cupola ottagonale e presenta un altare che tradizione vuole costruita con la polvere delle ossa rinvenuta nelle catacombe romane di Lucina. Il secondo, la cripta dedicata ai santi Efisio e Gregorio Magno, padri della fede in Barbagia, si articola in due ambienti riccamente decorati con motivi e raffigurazioni della tradizione francescana.
Imperdibile nel complesso una tappa all’oratorio di San Michele Arcangelo, dove il visitatore rimarrà affascinato dal ricco stile rococò, il convento con i suoi dipinti del’600 e ‘700 e l’oasi di ospitalità francescana. Nelle vicinanze della basilica si potranno ammirare is cumbessias, gli antichi alloggi dei novenanti.
Ogni anno, a inizio giugno, la comunità di Fonni (qui un tour delle sue bellezze) festeggia la Madonna dei Martiri con una suggestiva processione animata dai gosos sardi, i colorati costumi tradizionali e i i cavalieri de s’Istangiatu, protagonisti di altre festività religiose e del palio dei Comuni di agosto, una delle corse più famose della Sardegna.
Vivere le basiliche
Che sia in occasione delle feste religiose o durante le cerimonie più sentite, la bellezza delle basiliche rivive grazie a numerose iniziative e nuovi supporti, che di anno in anno garantiscono una maggiore fruibilità degli edifici, anche grazie all’impegno di associazioni e fondazioni come quella “Sardegna Isola del Romanico”.
[ Progetto realizzato in collaborazione con l’Assessorato al Turismo della Regione Sardegna ]