Rebus per due mesi al Museo Diocesano, in mostra le opere di 15 artisti

Inaugurazione venerdì 26 settembre

Giovedì, 28 settembre 2023

Il Museo Diocesano Arborense inaugura alle ore 18.30 di domani, venerdì 29 settembre, la mostra Rebus che propone le opere di 15 artisti italiani e spagnoli: Lucio Afeltra, Giulia Baita, Alberto Balaguer, Virginia Bernal, Simone Mereu Canepa, Javier Cruzado, Carlo De Lucia, Alicante Mateos, Maria Grazia Medda, Efisio Niolu, Marco Pili, Salvador Torres, Enzo Trepiccione, Beppe Vargiu, Antonio Vidal Maiquez. 

La mostra è curata da Antonello Carboni e Silvia Maria Rosa Oppo e potrà essere visitata il mercoledì dalle 10 alle 13 e dal giovedì alla domenica dalle 10 alle  13 e dalle 17 alle 20, fino al 26 novembre. 

In fondo è solo un gioco. Con le cose. Rebus. Quante volte non troviamo risposta davanti agli enigmi della vita? Ancora ci interroghiamo nel tentativo di salvare almeno i fenomeni. Se abbiamo trovato da secoli risposte scientifiche intorno agli inganni dell’occhio, restano sempre aperte e incerte le interpretazioni per quelle attività proprie dell’uomo che si celano con maestria. Così nelle dinamiche relazionali, così nel prodotto dell’uomo. L’arte contemporanea la sovraccarichiamo di un linguaggio ermetico, oscuro, che trova molteplici risposte in un dato momento e in una data circostanza. Risposte variabili nel tempo, perché noi siamo entità variabili e complesse. 

Le opere in mostra diventano attori sociali della visione del mondo dell’artista che le produce. A noi la soluzione di trovare la chiave di volta di questo gioco cifrato e simbolico. L’artista emana se stesso, ci invita al viaggio. Attraverso la narrazione e il processo di riconfigurazione sopperiamo alle avversità e occupiamo un nuovo e momentaneo luogo nell’enigma della vita. Ci mascheriamo, ci nascondiamo dalla verità che non riveliamo. Così ci facciamo piccoli, ci proteggiamo nascosti tra una teiera e un dolcetto, fotografiamo la vita che scorre. Siamo un segno grafico, una presenza diversa ma omogenea, abitiamo la nostra campana di vetro, la nostra comfort zone. Siamo una foglia dentro una sacchetta, ci mimetizziamo. Diventiamo colore, terra, siamo forza, infinita, orizzonte, una traccia, siamo il vento, un alfabeto nuovo e sconosciuto, una foto sbiadita, siamo memoria, siamo uno squarcio, siamo la nave di Teseo. 

Navighiamo in un costante e precario equilibrio nei mari sociali, nascosti ma ben visibili, nudi rappresentiamo la somma delle proporzioni che ci rende armonici e necessari in una incessante  lotta tra coppie di opposti che ci definiscono nella nostra interezza. E giochiamo alla vita, senza  mai trovarci e senza mai stancarci. Davanti a un Rebus.

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