In canoa, tra fiumi e laghi: una bellissima Sardegna da scoprire

Gli itinerari più suggestivi suggeriti da due esperti

Il tramonto sullo stagno di Biderosa

Mercoledì, 13 settembre 2023

Lasciandosi alle spalle l’infrangersi delle onde sulle coste, c’è una Sardegna inedita tutta da scoprire tra il verde, le bellezze e i profumi delle sue aree interne: indossato il giubbotto salvagente con la pagaia alla mano, uno dei modi migliori per ammirare la nostra Isola è a bordo di una canoa tra le dolci acque dei fiumi e laghi, con delle tappe tra gli stagni salmastri.

Scivolando tra piccole rapide e placide distese cristalline, ascoltando i suoni della natura e con il viso bagnato da dei delicati e rinfrescanti spruzzi, sono molti gli itinerari disponibili sull’Isola.

Viaggio nel Coghinas

Situato nella parte settentrionale dell’Isola, il Coghinas è il terzo fiume più importante dell’Isola, il cui sbarramento, all’altezza della stretta di Muzzone, nelle gole del Monte Limbara, dà origine all’omonimo lago artificiale, ricco di vegetazione e atmosfere di pace.

“Ci sono delle zone piuttosto interessanti per i canoisti”, spiega Paolo Pischedda, presidente dell’associazione “Kayak Fordongianus”, che da anni organizza la manifestazione “Canoando sul Tirso”, una giornata dedicata a percorsi in canoa, mountain bike e trekking lungo il corso d’acqua più importante della Sardegna. “C’è per esempio il tratto del Coghinas della zona di Perfugas, ma in generale l’intero lago è molto gettonato per dei tour in canoa. Spostandosi verso la foce, partendo dalle terme di Castel Doria, si possono seguire dei bei itinerari”.

Il presidente dell’associazione “Kayak Fordongianus” Paolo Pischedda

Con le sue acque placide, la foce del Coghinas è l’ideale per delle escursioni rilassanti in canoa, ammirando la natura e le sue ricchezze, ed entrando in acqua direttamente dal comodo pontile situato sulle sue sponde. Con la pagaia alla mano è possibile passare all’ombra del Ponte Vecchio e del Ponte di Baduboi.

Approfittando della gita fuori porta, è possibile fare tappa a Valledoria, famosa per i suoi carciofi e le sue spiagge, tra le quali spiccano quella di San Pietro dalle acque azzurre, e la Baia delle Mimose, incorniciata da delle dune coperte dal verde.

Dal Cedrino agli stagni sul mare di Orosei

Quinto fiume della Sardegna, il Cedrino nasce nel massiccio del Gennargentu e si snoda per 80 chilometri in un percorso inizialmente molto tortuoso, che attraversa i territori di Oliena, Dorgali e i territori della Baronia, andando a tuffarsi nel Golfo di Orosei.

A rendere unici i panorami di questo fiume sono i canyon scavati dalle sue acque: lo sbarramento del corso d’acqua con la diga costruita nel 1984, ha inoltre creato un bacino artificiale, il lago Cedrino, che con la placidità è meta ideale per le escursioni in canoa.

Tra gli itinerari proposti spicca proprio quello alla scoperta del lago fino alla chiesetta di San Pantaleo, situata sulla sponda destra dello specchio d’acqua e molto cara alla comunità di Dorgali (qui è possibile scoprire tutte le ricchezze del centro), che abbaglia i visitatori con le sue mura candide.

Utilizzando il lago come punto di partenza, è poi possibile andare alla scoperta di un altro tratto molto suggestivo del Cedrino: la sorgente di Su Gologone. Cullati dallo sciabordio delle sue acque tinte da sfumature che variano dal blu intenso al verde smeraldo, è possibile scoprire una natura incontaminata lungo un percorso caratterizzato da insenature, grotte e un meraviglioso canyon.

Sorpassando la foce del Cedrino sul Golfo di Orosei e risalendo la costa, è possibile scoprire in canoa un altro angolo molto suggestivo: l’Oasi di Biderosa e i suoi stagni.

Con un’estensione di 860 ettari protetti dall’Ente Foreste di Sardegna, il parco dell’Oasi è costituito da una ricca foresta di pini e macchia mediterranea, che fanno da splendida cornice a ben cinque calette della costa di Orosei dalla sabbie candide, e i due stagni di Biderosa e Sa Curcurica.

È proprio nei due specchi d’acqua che è possibile esplorare l’Oasi con la pagaia, in itinerari molto suggestivi (qui tutte le informazioni). A bordo della canoa, si verrà immersi nella natura incontaminata dell’Oasi, perdendosi tra la vista del mare da un lato e la sua imponente foresta dall’altro. Tra gli altri itinerari disponibili, proposti dalle associazioni e tour operator locali, spiccano i percorsi organizzati nell’ora del tramonto.

Alcuni escursionisti nello stagno di Biderosa

Nata dall’unione della montagna e del blu del Mediterraneo, Orosei è una delle perle dell’Isola, famosa per le sue meravigliose spiagge: tra le più suggestive la baia smeraldina di Cala Liberotto e Cala Ginepro, con il suo arenile formato da morbida sabbia e lisci sassolini. Spostandosi nel centro storico, è possibile scoprire il paese attraverso le sue chiese, delle quali 17 consacrate, la vecchia prigione spagnola e il museo Don Nanni Guiso, dedicato ai teatrini di legno.

Tra le acque del Flumendosa

Con i suoi 127 chilometri, il Flumendosa scorre incastonato tra montagne bagnando con le sue acque cristalline la parte centro-meridionale dell’Isola.

Con il suo ambiente selvaggio e incontaminato, è un corso d’acqua ideale nel quale ammirare la natura con la pagaia alla mano, ma nasconde qualche insidia. “Il Flumendosa è un fiume che richiede una certa preparazione e delle attrezzature di qualità”, spiega Alberto Carcangiu, istruttore di canoa fluviale dell’associazione “Kayak Fordongianus” con ormai 32 anni di esperienza alle spalle. “La zona più interessante è un tratto di circa 60 chilometri, che si divide in quattro aree con caratteristiche diverse”.

L’istruttore di canoa fluviale Alberto Carcangiu

“Abbiamo quella del lago Alto a Villanova Strisaili con un percorso di 10 chilometri e il lago Medio tra Aritzo e Seulo da circa 17 chilometri”, continua Carcangiu. “I due più adatti alla navigazione in canoa sono tuttavia gli ultimi due. Il primo è quello delle cosiddette “Gole”, che va dal ponte di Gadoni a quello di Villanova Tulo e Seulo e copre tutta la zona di Sa Stiddiosa e i territori che il comune di Seulo in questi anni sta cercando di valorizzare. In quelle zone presenta dei punti in cui è necessario trasbordare per motivi di sicurezza”.

“L’ultimo tratto è quello che pratichiamo di più con i gruppi e va da Villanova Tulo a Sadali, confluendo nel lago Basso Flumendosa. Sono circa 7 chilometri con acque dal 1° al 3° grado di difficoltà: si consideri che in Sardegna si arriva solamente al 4° grado di difficoltà nelle acque interne, con corsi particolarmente complicati; mentre nella Penisola e in Corsica si hanno dei torrenti praticabili anche di 5° e 6° grado”, illustra l’istruttore. “Questo particolare tratto del Flumendosa è molto adatto sia per l’imbarco che per lo sbarco e a chi vuole rifinire la sua tecnica. È interamente navigabile e senza necessità di trasbordi, a meno che non si presentino dei sifoni, che fanno da “inghiottitoi”. A quel punto è necessario scendere ed evitarli”.

Immersi nella natura e nel verde, i centri toccati dal Flumendosa sono ricchi di storia e bellezze. Si parte da Villanova Strisaili, oggi frazione di Villagrande Strisaili: al centro di un altopiano alle pendici del Gennargentu, è una meta ideale per un’avventura a contatto con la natura, alla scoperta di meravigliosi scorci quali le piscine naturali di Bau Mela, la gola di Pirincanes e le cascate di Rio ‘e Forru.

Altro gioiello bagnato dal Flumendosa è Seulo, diventato famoso nel mondo per la longevità dei suoi abitanti e entrato nella blue zone della Sardegna. La promozione del turismo naturistico è ormai il punto forte del borgo della Barbagia, che ad agosto propone “Andalas”, una giornata di escursioni alla scoperta dei suoi luoghi più suggestivi, tra i quali spicca Sa Stiddiosa.

Posta al confine con Gadoni, questa suggestiva cascata è un piccolo angolo di paradiso: le sue acque precipitano in piccole gocce nello specchio sottostante lungo pareti ricche di verdi felci.

La cascata di Sa Stiddiosa

Protetto da alte montagne e fitte foreste, Gadoni è tappa della manifestazione Autunno in Barbagia. Ricco di ciliegi, noci, castagni e orchidee selvatiche, è parte del parco Geominerario della Sardegna grazie alle gallerie costruite da fenici, cartaginesi e romani per l’estrazione dei metalli, riutilizzate poi all’inizio del XX secolo.

Altra tappa di Autunno in Barbagia, Aritzo è un borgo ricco di storia, ben rappresentato dai suoi monumenti preistorici, come le domus de janas, e più moderni, quali le carceri seicentesche che tennero in custodia gli ufficiali francesi di Napoleone. A impreziosire il borgo i suoi scorci, ricchi di noccioli e castagni, che le hanno valso l’appellativo di “capitale delle castagne”, festeggiate in una sagra, e il monumento naturale Texile, una grande roccia a forma di fungo.

Situata nella regione storica di Sarcidano, Villanova Tulo ha origini romane, testimoniate dall’arco conservato tra le vie del paese, arricchite dai murale di Pinuccio Sciola, ispirati al cittadino più famoso del centro, lo scrittore Benvenuto Lobina.

Il fiume Temo

Unico fiume navigabile della Sardegna, il fiume Temo nasce dalle falde del Monte Calarighe e sfocia nel mare di Sardegna attraversando la città di Bosa, offrendo agli amanti della pagaya degli scorci interessanti.

Il primo è senza dubbio rappresentato dal lago Temo, nei pressi di Monteleone Rocca Doria. “È uno specchio d’acqua molto bello e interessante, nonostante le sue acque ferme e piatte tipiche degli ambienti lacustri”, illustra Paolo Pischedda. “Come gli altri specchi d’acqua, il suo livello è regolato dalle piogge: presenta delle insenature molto suggestive e un’acqua cristallina. Tra i punti più interessanti le pareti rocciose di Monteleone, molto frequentate anche dagli appassionati di arrampicata”.

Arroccato sul costone de Su Monte, Monte Leone Rocca Doria è il più piccolo borgo del sassarese, abitato da poche anima, ma ricco di panorami suggestivi. A custodire la sua storia, le chiesette di Sant’Antonio Abate e Santo Stefano, nonché i ruderi dell’antica rocca del XIII secolo.

Discendendo il Temo, si arriva nei pressi di Bosa. “La parte del bassa del fiume è praticabile in canoa dalla diga fino alla foce”, aggiunge l’istruttore Alberto Carcangiu. “Sono presenti delle rapide molto belle, che arrivano al 3° grado di difficoltà”.

Il Temo di Bosa

A bordo della propria canoa sarà possibile ammirare la città dei colori da un punto di vista inedito, cullati dalla corrente dei suo fiume simbolo, nel quale si specchiano le vecchie concerie con il loro Museo e attraversato dal Ponte Vecchio. Dominata dal castello Malaspina, Bosa porta a spasso nella storia attraverso i suoi rioni, dal nucleo medievale di Sa Costa, passando per il cinquecentesco Santa Croce, fino a Sa Piatta, quartiere risalente a una riqualificazione del Settecento e Ottocento.

Continuando a pagaiare si arriva fino alla foce del temo nella borgata di Bosa Marina, le cui spiagge ogni anno vengono premiate dalla Guida Blu di Legambiente.

Dal placido Omodeo allo scorrere del Tirso

Invaso più importante dell’Isola, il lago Omodeo è nato con lo sbarramento della diga di Santa Chiara di Ula Tirso (qui un viaggio alla scoperta delle sue bellezze), mandata poi in pensione dalla moderna diga Eleonora d’Arborea nel 1997.

Nonostante sia un lago adatto anche ai canoisti meno esperti per la placidità, la navigabilità delle sue acque dipende dalle stagioni: se in quello estivo infatti lo specchio d’acqua risulta invaso da delle alghe verdastre, il periodo ideale per godere dei suoi panorami è sicuramente quello dei mesi più freddi, nei quali le abbondanti piogge riescono a ripulire il lago.

Tra gli scorci che sarà possibile ammirare con la pagaia alla mano, spicca la villa del capocentrale della diga di Santa Chiara, ormai celebre poiché la sua comparsa e scomparsa dipende dall’abbassamento e l’innalzamento delle acque. Scivolando sulla superficie del lago sarà inoltre possibile solcare le acque che sommersero l’antico paesino di Zuri e la foresta tropicale fossile da ben 20 milioni di anni.

Oltre agli scorci naturalistici dell’Omodeo, popolato da uccelli e testuggini palustri, la cui vita scorre all’ombra della macchia mediterranea e degli imponenti alberi, come pioppi e salici; sono molti i siti archeologici che si possono ammirare. Tra questi numerosi nuraghi, il villaggio pre-nuragico di Serra Linta e le domus de janas di Sedilo, celebre per S’Ardia e tanti altri siti d’interesse che si possono scoprire qui.

Scendendo a valle, i canoisti potranno divertirsi solcando le acque del Tirso, che con i suoi 159 chilometri è il fiume più lungo della Sardegna. “È un corso d’acqua particolarmente adatto all’attività canoistica poiché non soggetto alla stagionalità delle piogge e godibile durante la bella stagione”, spiega Paolo Pischedda. “Durante l’anno, dal mese di aprile a settembre, è sempre garantita l’acqua con il rilascio da parte della diga. In inverno invece il livello si abbassa con l’invaso e il blocco dei rilasci a causa dell’aumento della portata per le piogge”.

Canoisti sul fiume Tirso

Uno dei percorsi più interessanti per i canoisti avventurosi per le due rapide e i suoi scorci lungo i 15 chilometri di itinerario. Il punto di partenza è la diga di Pranu Antoni nel territorio di Fordongianus.

A poca distanza dallo sbarramento, si continua a scivolare lungo le acque del fiume tra gli spruzzi delle rapide e il soffio del vento tra papiri e canne, fino alle antiche terme romane di Fordongianus, passando all’ombra del grande Ponte Romano.

Nota per la trachite a decorare le sue case e le calde acque delle sue terme, Fordongianus era nota al tempo dei romani come Forum Traiani. Situata nel Barigadu, presenta numerosi siti d’interesse, tra i quali la chiesa di San Lussorio e la Casa aragonese, uno dei pochi esempi di architettura tardogotica dell’Isola.

Lasciandosi alle spalle Fordongianus si procede fino a Villanova Truschedu, piccolo borgo custode del sito nuragico di Santa Barbara, per arrivare al bacino della diga di Santa Vittoria, nelle campagne di Ollastra, centro famoso per la Fiera di San Marco e i rigogliosi cespugli di mirto del colle San Martino.

Nonostante le acque più vicine alla foce siano fin troppo miti per i canoisti più avventurosi, i 9 chilometri del Tirso dal ponte del Rimedio fino allo sbocco sul mare di Torre Grande sono stati negli anni meta di tanti amatori in occasione della “Discesa ecologica del fiume Tirso”, manifestazione curata dal Circolo nautico di Oristano.

I suggestivi panorami fluviali dell’ultimo tratto di fiume stupiranno con la loro calma e placidità, rotta solamente dal verso degli uccelli che popolano le sue acque, il frinire degli insetti e il rumore del mare in lontananza.

Con la pagaia, ma in sicurezza

Scoprire la Sardegna interna a bordo di una canoa è senza dubbio un’esperienza molto suggestiva, tuttavia è sempre bene rispettare delle basilari norme di comportamento.

“Praticare la canoa sui fiumi e laghi è sicuramente diverso dall’attività in mare”, spiega l’istruttore Alberto Carcangiu. “Nei percorsi fluviali serve una certa preparazione per affrontare le correnti, sopratutto nel periodo delle piogge e dello scioglimento dei ghiacci dal Gennargentu. Nonostante le acque dei laghi siano calme e gli specchi d’acqua sardi si presentino tutti navigabili, a differenza del mare queste zone non presentano dei soccorsi, perciò è essenziale avventurarsi con un gruppo di almeno tre o quattro canoisti con casco, salvagente e muta nei mesi invernali”.

Sono delle dotazioni di sicurezza essenziali che non dovrebbero mancare neanche in mare”, aggiunge Paolo Pischedda. “Salvagente e casco devono essere sempre pronti all’uso. Si consiglia di affidarsi a delle guide esperte e non uscire mai senza cellulare, utile in caso di emergenza”.

[ Progetto realizzato in collaborazione con l’Assessorato al Turismo della Regione Sardegna ]

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