Gli studenti del laboratorio teatrale Othoca sul palcoscenico in Toscana per il “Premio Gaber”

Nelle prossime settimane la loro opera presentata nella rassegna toscana verrà riproposta anche a Oristano

Una studentessa del laboratorio teatrale Othoca

Venerdì, 12 maggio 2023

Tra crescita personale e confronto con gli altri, tanta soddisfazione per le studentesse e gli studenti del laboratorio teatrale Othoca, che hanno partecipato al “Premio Giorgio Gaber – Nuove generazioni” a Castiglione della Pescaia, in provincia di Grosseto, dal 2 all’8 maggio. Uno stretto legame quello che unisce il laboratorio – che si svolge ogni anno nell’Istituto tecnico oristanese – con la manifestazione toscana, che più volte ha premiato l’impegno delle studentesse e degli studenti che partecipano alle attività teatrali.

Quest’anno, con il nuovo progetto dal titolo Su Retaulu de is Ispantus, per gli studenti partecipare al Premio Gaber è stato come intraprendere un viaggio nel viaggio: il primo di trasformazione interiore e di crescita; il secondo, invece, che ha regalato loro nuove esperienze e consapevolezze, come dimostrano le parole ricorrenti nelle loro restituzioni: meraviglia, stupore, esplorazione, scoperta, riconoscimento nella diversità, interazione, sostegno, socialità, unione, crescita e famiglia.  

Parole importanti, che confermano quanto un laboratorio come questo sia fondamentale per gli studenti, specie in un momento storico in cui si tende in modo crescente a produrre individui isolati e a favorire relazioni interpersonali sempre più mediate. La sfida invece è quella di incoraggiare i rapporti faccia a faccia, che contribuiscano a ricreare situazioni nelle quali mettere in comune le storie di ognuno per capire meglio un contesto che riguarda tutti: quello di cittadini coscienti del proprio ruolo e della propria posizione.

“Settimana dopo settimana”, dicono le docenti referenti del laboratorio teatrale dell’Othoca, Anna Rita Gala, Giulia Pais e Silvia Piredda, “assistiamo come spettatrici al divenire creativo messo in atto dalle nostre studentesse e dai nostri studenti. Lo sguardo che ognuna/o poggia sull’altra/o permette loro di riconoscersi non solo come singole individualità, ma anche concretamente come gruppo. Partecipare a una manifestazione come il ‘Premio Giorgio Gaber’ ha permesso loro di sperimentare quanto sia complesso, ma allo stesso tempo arricchente e stimolante, uscire dalla propria comfort zone, entrare in contatto con culture altre rispetto alla propria, sperimentare altri modi dello stare al mondo.”

Nelle prossime settimane l’opera che ha partecipato al “Premio Giorgio Gaber” sarà rappresentata per il pubblico studentesco dell’Othoca, per le famiglie e per tutte le persone che vorranno partecipare. 

Uno degli studenti del gruppo teatrale Othoca

Il laboratorio teatrale “Othoca”. Ha una storia lunga più di trent’anni e da sempre coinvolge studentesse e studenti che frequentano le classi dalla prima alla quinta dei quattro corsi dell’Istituto. Le attività si svolgono da sempre in orario extracurricolare e sono coordinate dalle docenti Anna Rita Gala, Giulia Pais, Silvia Piredda e dalla cooperativa “Fueddu e Gestu” di Villasor. Le attività del laboratorio sono state pensate e progettate come pratiche che permettono di ampliare e modificare il proprio sguardo sulla realtà circostante, di co – costruire nuovi contesti comunicativi e quindi relazionali.  Il fare teatro non può essere scisso da componenti primarie quali la persona, il corpo, la voce, l’intelligenza del fare e dell’essere individui e insieme collettività, l’essere vivi e presenti. Un laboratorio che è pensato sulla persona, i suoi valori e la sua capacità di vivere con gli altri e con loro costruire. Un addestramento ad affrontare problemi, accettare differenze, applicare qualità individuai per costruire comunità.

“In tutti questi anni da dirigente all’Othoca”, dice il preside Franco Frongia, “ho visto generazioni di studenti partecipare al laboratorio teatrale. Osservo con la curiosità di uno spettatore l’effetto benefico che le attività proposte nel laboratorio hanno su un gruppo che nasce per forza di cose eterogeneo e che lentamente si trasforma, non annullando le differenze, ma riconoscendole come risorsa fondamentale. La diversità come risorsa, il riconoscimento nell’altro, l’inclusione come pratica costante, l’intessere relazioni che vanno oltre gli anni di permanenza a scuola: queste sono le potenzialità che ha un’attività come quella del teatro a scuola.”

Un momento dello spettacolo Su Retaulu de is Ispantus

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