Tra pandemia e bollette, le volontarie vincenziane di Oristano affrontano nuovi bisogni

Ancora limitazioni per l'accesso alle strutture sanitarie e alle RSA: bisogna reinventarsi

Lunedì, 28 novembre 2022

La pandemia da Coronavirus degli ultimi anni ha senza dubbio cambiato il mondo, tra crisi mai sperimentate e lockdown. Anche gli ospedali e le residenze per anziani hanno dovuto far fronte all’emergenza, blindando le proprie porte non solo a parenti e amici in visita, ma anche alle numerose associazioni di volontariato che operano nel territorio. Lo raccontano le testimonianze delle presidenti di due dei tre gruppi vincenziani di Oristano, che – insieme alle Damine di via Dritta – si impegnano a sostegno dei più fragili.

“La pandemia è stata traumatica”, dice Lucia La Sala, alla guida delle vincenziane ospedaliere, “da un giorno all’altro non abbiamo più potuto portare avanti le nostre attività di assistenza ai malati. Li aiutavamo durante i pasti, con le comunicazione a parenti e personale sanitario, ma soprattutto offrivamo loro una parola di conforto e speranza, essenziale durante il periodo di degenza”

“Da due anni non possiamo più accedere alla casa di riposo di Silì a causa dei rischi che correrebbero gli anziani”, aggiunge la presidente delle vincenziane delle RSA, Lilli Cogotti. “Possiamo solamente incontrarli da dietro una vetrata, stando in cortile, oppure per pochi minuti con tutti i dispositivi di sicurezza sanitaria. Ma le mascherine limitano fortemente la comunicazione con le persone con problemi di udito più o meno marcati. È molto triste, ma la sicurezza, nostra e degli ospiti, viene prima di tutto”.

Non è ancora possibile per i volontari tornare alla normalità delle proprie attività, che andavano dalla semplice compagnia e al disbrigo di piccole commissioni per i degenti all’organizzazione di laboratori e feste, per celebrare gli eventi più importanti nella vita degli anziani.

“Abbiamo dovuto reinventarci”, spiega La Sala. “Abbiamo subito cercato di rimboccarci le maniche e ci siamo dedicate alle famiglie più a rischio. La pandemia ha peggiorato la situazione già precaria di molti nuclei familiari, che abbiamo aiutato con spese alimentari e di vestiario. Durante la pandemia abbiamo inoltre allargato i nostri orizzonti decidendo di adottare una bambina eritrea, figlia di un mutilato di guerra, permettendole di portare avanti gli studi”.

Nonostante la lenta ripresa dopo il Covid-19, a fare da peso ormai insostenibile per le famiglie si è aggiunto anche il rincaro delle bollette causato dalla crisi energetica.

“Il pagamento delle bollette sta diventando un vero e proprio problema per molti”, conferma la presidente Cogotti. “Purtroppo a rivolgersi a noi sono famiglie giovani, con bambini e ragazzi a carico, in cui i genitori, spesso sulla cinquantina, hanno perso il lavoro e non riescono più a garantire il sostentamento necessario. Nonostante la rateizzazione, a volte le bollette sono talmente alte che non si riesce a finire di pagarne una e si deve già pensare a quella successiva”.

Stessi problemi per il gruppo guidato da Lucia La Sala: “Non molto tempo fa, abbiamo acquistato un frigo nuovo per una famiglia con bambini: purtroppo si sono ritrovati a scegliere tra i pagamenti e la sostituzione dell’elettrodomestico”.

L’impegno delle volontarie comunque continua, nonostante le difficoltà e gli sconvolgimenti della pandemia, sempre al fianco dei più bisognosi. “Stanche e talvolta scoraggiate, cerchiamo di tenere unito il gruppo e speriamo di poter riabbracciare quanto prima i nostri anziani, riallacciando quei bei rapporti che si sono creati nel tempo”, ha commentato la presidente Cogotti.

“Era bello vedere negli occhi dei malati un po’ di speranza grazie al nostro impegno. Speriamo di poter tornare alle nostre attività quanto prima, nella speranza che la pandemia si esaurisca del tutto. Nel mentre continuiamo a coltivare il nostro impegno nei confronti dei più fragili”, ha concluso la presidente La Sala.

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