Tartarughe curate nel Sinis: fotografa oristanese selezionata per il concorso internazionale

Il progetto di Paola Lai: "Un messaggio di rispetto per il mare"

Una delle foto del progetto della fotografa oristanese Paola Lai

Giovedì, 24 febbraio 2022

C’è anche il progetto della fotografa oristanese Paola Lai, 39 anni, tra quelli selezionati nel concorso fotografico professional Sony World Photography Awards, per la sezione Natura.

Le opere della fotografa saranno esposte nell’ambito di una mostra alla Somerset House, a Londra, dal 13 aprile al 2 maggio prossimi. I vincitori del concorso saranno eletti tra i primi tre finalisti di ogni categoria, mentre Paola Lai risulta tra i “shortlisted” della categoria natura.

Il suo lavoro è stato selezionato tra i 156 mila arrivati da 200 paesi del mondo: un numero mai raggiunto prima di iscrizioni per il concorso giunto alla quindicesima edizione e considerato uno dei premi internazionali più rinomati e riconosciuti.

Il progetto di Paola Lai, dal titolo “Tartarughe marine del Mediterraneo, l’ ago della bilancia dell’ impatto umano sul mare”, è una storia fotografica che ha come protagoniste – appunto – le tartarughe marine.

“In particolare”, chiarisce la fotografa oristanese, “quelle che girano e nidificano nelle coste della Sardegna. Questi animali sono spesso visti come esotici, perché quasi sempre le fotografie che li ritraggono sono ambientate attorno alle zone marine equatoriali, dove è più facile avvicinarli e dove sono presenti in numero maggiore, ma ci sono diverse popolazioni attive e partecipanti nella vita marina del Mediterraneo e vivendo qui, mi sembrava doveroso portare all’attenzione questo aspetto”.

Il progetto si sviluppa attorno al lavoro del team del Centro di Recupero del Sinis che collabora con la Regione Sardegna, l’ Istituto Zooprofilattico, i veterinari della Clinica Due Mari di Oristano, il Corpo Forestale e gli altri centri di recupero dell’Isola.

“C’è tanto lavoro e una fitta rete di collaborazioni di esperti in vari campi quindi, per salvaguardare e studiare queste specie”, commenta la fotografa, “questa ricerca è molto importante e va messa in risalto perché è solo l’ ultimo tassello, che va tenuto in piedi con tutte le forze, di un effetto domino che comincia molto prima e parte da noi, dall’impatto umano sulla natura e sul mare”.

“Ho usato il termine ago della bilancia per definire le tartarughe marine, perché sono molto sensibili alle attività umane e le conseguenze che ne derivano: la pesca accidentale, quella intensiva, il rimanere impigliate nelle attrezzature da pesca perse o abbandonate in mare, soffocarsi o morire per l’ ingestione di plastica, che non sanno distinguere come elementi alieni e dannosi, risentire delle temperature marine che cambiano sempre più velocemente. Sono tante le cause del loro declino di cui siamo responsabili”, continua Paola Lai. “Per questo è importante studiarle, carpire più dati possibili e catalogare. Attraverso ciò possiamo capire un po’ di più la salute dei nostri mari e cercare di fare qualcosa in merito, a partire dall’educazione delle persone, dei bambini. E cosa non meno importante, salvaguardare la specie, che costituisce un anello indispensabile per l’equilibrio della biodiversità marina oltre arricchire la bellezza del territorio. Questi sono i fili che hanno guidato il progetto”.

Il progetto fotografico di Paola Lai ha ricevuto la collaborazione dei biologi marini Andrea Camedda e Andrea De Lucia e tutto il team del Centro di Recupero Sinis e della responsabile del Settore Foreste e Biodiversitá (SFB) della Regione Autonoma della Sardegna, Elisa Mocci: “Persone cui tengo ringraziare per avermi dato la loro fiducia e aver creduto nel mio progetto fin dall’inizio”, commenta la fotografa oristanese.

“Vedere il mio progetto selezionato è sicuramente una grande soddisfazione personale e sono molto, molto grata per questo”, commenta la fotografa Paola Lai. “Pensare che possa essere visto in tutto il mondo, da migliaia di persone e che anche solo una di queste persone possa assimilare il messaggio e che, per banale esempio, stia attenta a non buttare plastica per terra, a consumarne meno, a portar via le cicche di sigarette dalla spiaggia e magari insegnarlo ai propri figli, sarebbe la vera vittoria”

La fotografa Paola Lai è nata a Oristano nel 1982. Nel 2001 si è trasferita in Inghilterra, dove è rimasta fino al 2007, portando a termine i suoi studi in fotografia all’Università di Lancaster.

Dall’Inghilterra è emigrata in Spagna e ha cominciato a direzionare il suo lavoro verso la fotografia documentaristica e di reportage sociale. Ha frequentato il master di fotogiornalismo all’Università Autonoma di Barcellona e altri corsi di reportage nel Centro de Fotografia Documental, nei quali ha incontrato importanti editori che la seguono nel suo lavoro.

I suoi progetti personali sono stati riconosciuti in diversi concorsi e ha
esposto a Londra, New York e Barcellona.

Attualmente è tornata a vivere in Sardegna.

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