Martedì, 27 luglio 2021
Oristano si mette al pari di altre città italiane e inaugura una sala d’ascolto delle donne vittime di violenza. E’ stata allestita nelle sede della questura cittadina ed è stata inaugurata stamane. La stanza sarà, per le donne che subiscono violenze o maltrattamenti, un luogo sicuro e accogliente, in cui poter parlare con persone preparate e denunciare la violenza subita.
Il progetto, promosso dal Soroptimist di Oristano, ha trovato il supporto finanziario dei Comuni di Oristano e Tramatza e della Commissione Pari opportunità del Comune di Oristano, oltre alla disponibilità della questura oristanese, che ha messo a disposizione uno spazio e la professionalità dei propri operatori. Al taglio del nastro, preceduto dalla presentazione del progetto denominato “Una stanza tutta per sè”, stamane hanno preso parte il prefetto di Oristano, Fabrizio Stelo, e il questore Giuseppe Giardina; i sindaci di Oristano, Andrea Lutzu, e di Tramatza, Francesca Piredda, l’assessore ai servizi sociali del Comune di Oristano, Carmen Murru e le presidenti del Soroptimist, Caterina Murru, e della Commissione comunale Pari Opportunità, Pasqualina Pippia.
Nei loro interventi hanno sottolineato l’importanza del nuovo servizio offerto alle donne, concentrando l’attenzione sull’ascolto protetto che sarà possibile offrire nella stanza alle donne vittime di violenza e ai loro figli.
L’iniziativa rientra nell’ambito del protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Interno e il Soroptimist siglato nello scorso mese di novembre dal capo della Polizia Franco Gabrielli e dalla presidente dell’Associazione “Soroptimist International” Mariolina Coppola in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne con lo scopo di incoraggiare chi subisce violenza, a rivolgersi alle Forze dell’ordine.
Il protocollo prevede la nascita “stanze tutte per sé”, sale per le audizioni protette, organizzate sulla base di specifiche linee guida per ricreare un ambiente favorevole che possa aiutare chi subisce violenza, all’incontro con gli investigatori evitando il più possibile momenti traumatici. Il protocollo prevede anche la promozione di iniziative didattiche, formative e divulgative d’interesse comune.