Via Crucis: cinquanta opere in mostra per ripercorrere la passione di Cristo

Inaugurata la mostra al Museo diocesano di Oristano

Un momento della cerimonia inaugurale della mostra – Foto di Santino Virdis

È stata inaugurata al Museo Diocesano Arborense di Oristano la mostra “Via Crucis” dell’artista Nicola Filia.

L’esposizione offre alla comunità sarda un momento di riflessione spirituale e di preghiera. Attraverso le sculture di Filia – circa 50 opere di gesso, ceramica e legno – il visitatore ripercorrerà simbolicamente gli ultimi momenti che hanno condotto Cristo sulla croce. Ogni stazione di Via Crucis è accompagnata dalle meditazioni delle donne che operano nel sociale, nel comparto medico, religioso e culturale.

Alla cerimonia inaugurale erano presenti l’arcivescovo di Oristano Roberto Carboni, la direttrice del museo e curatrice della mostra insieme ad Antonello Carboni e l’artista Nicola Filia.

La mostra sarà visitabile fino al 9 maggio, nelle giornate di martedì dalle 10 alle 13 e il mercoledì e il giovedì dalle 17 alle 20 e il venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20.

La prima visita alla mostra Foto di Santino Virdis

Il senso informe. Chiamata spesso ad assolvere compiti decorativi, fino ad un cinquantennio orsono domestici, la ceramica viene in questa occasione nuovamente riscattata grazie all’opera di Nicola Filia. Sottratta dal suo ingrato compito strumentale, emerge in Via Crucis la forza espressiva e narrativa di un materiale umile, liberato di inutili orpelli e ornamenti. Nelle opere che popolano questo cammino di dolore e bellezza insieme, ma soprattutto di riflessione, ritroviamo una esecuzione raffinata, fatta di segni istantanei, assoluti e antiretorici. La creta assorbe e restituisce le volontà dell’artista, che procede sicuro verso una dissoluzione delle forme. Filia sperimenta e risolve in esiti compiuti la struttura della propria ricerca e attraverso l’antirealismo del modellato assegna alla figura il volto comune ed eterno dell’uomo. Il suo è un linguaggio simbolico, severo, che sonda impalpabili e momentanei stati d’animo, non lasciando nulla al caso, come le somiglianze cromatiche espresse tra l’uomo e la croce, ineluttabile comunione della dimensione umana. L’identità della storia, rappresentata per mezzo di opere celebrative del cammino al Golgota, diventa identità stessa dell’artista, che vuole offrire al pubblico un laboratorio riflessivo e immaginativo in cui sia possibile raccontarsi e ripensarsi per ridefinire nuove prospettive di senso. Cambiare. Filia fa esperienza di fede ed egli stesso ne diventa testimone e, grazie alla mediazione plastica dell’antica e nobile applicazione fabbrile, suggerisce allo spettatore un messaggio di speranza e di rinnovamento (Antonello Carboni, Silvia M.R. Oppo)

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