Primo Natale da medico e Luca Urru lo passa nella corsia di un reparto covid

Il giovane medico di Oristano raccolta la sua esperienza al Mater Olbia

Il medico oristanese bardato prima di entrare nel reparto

Giovedì, 24 dicembre 2020

Passerà il suo primo Natale al lavoro in corsia Luca Urru, 26 anni, medico di Oristano che da ottobre lavora nel reparto Covid dell’ospedale Mater Olbia.

Dopo la laurea conseguita a luglio, tra le prime in Sardegna con l’abilitazione alla professione, e l’esame – superato – per l’accesso alla scuola di specializzazione, il neo-medico si è messo alla ricerca di un impiego. “Ho mandato il curriculum vitae al Mater, che cercava candidature spontanee”, racconta Luca Urru. “Mi hanno richiamato quasi subito”.

Nel giro di 15 giorni, tempo di organizzare gli aspetti più pratici, il giovane medico era già al lavoro nella città gallurese. “Ho iniziato qualche giorno dopo che il reparto è stato aperto”, spiega il giovane medico, che racconta il suo esordio alla professione nel reparto dedicato all’emergenza sanitaria: “Il primo giorno ero un po’ dissociato, è stato molto particolare rendersi conto della reale situazione, che spesso non traspare. Ma ho capito da subito che noi medici siamo i primi a doverci abituare, perché per i pazienti è molto peggio”.

“Loro sono i più smarriti”, dice Luca Urru, “il coronavirus è una malattia nuova e anche vedere noi completamente bardati non aiuta. Dobbiamo far capire loro che è normale”.

E ormai per Luca Urru indossare tutte le protezioni necessarie per la sicurezza è davvero abitudine consolidata: “Prima di salire nel reparto dove sono ricoverati i pazienti”, racconta, “ci cambiamo e indossiamo una divisa usa e getta, che cambiamo ogni volta che lasciamo il reparto. A questa va aggiunta la mascherina ffp3, la visiera, due paia di guanti, due cuffiette, una tuta bianca che copre tutto il corpo e gli stivali in gomma”.

“Anche fare le procedure più semplici con queste abbigliamento diventa più complicato”, ammette Luca Urru.

Per il turno diurno l’arrivo in reparto è fissato per le 7.50 e si prendono le consegne dei colleghi che hanno fatto il turno di notte. Ciascun medico, insieme a un collega, segue 12 pazienti.

“All’inizio erano solo 14 in tutto il reparto”, spiega il medico oristanese, “ora sono 28, più 6 posti in terapia intensiva”.

“La prima cosa che facciamo è controllare quali esami siano da fare, se è possibile cominciare a diminuire l’ossigeno o se sia necessario il consulto con l’anestesista”, spiega ancora. “Non lasciamo il reparto prima delle 17/17:30”.

In mezzo a diagnosi e procedure più strettamente mediche, si trova anche il tempo per aiutare i pazienti a mantenere i contatti con l’esterno: “Oltre la problematica polmonare, l’aspetto psicologico è molto importante”, spiega Luca Urru. “Il minimo che possiamo fare è permettere loro di vedere i familiari. Spesso ci fermiamo ad aiutare i pazienti anziani a fare le videochiamate”.

“Mi ha sorpreso la solerzia dei pazienti nel rispettare anche le piccole raccomandazioni che diamo”, commenta Luca Urru.“Spieghiamo che inizieremo un percorso di cure e che metà del lavoro dovranno farlo loro. Anche chi ha patologie pregresse, che magari ha trascurato nel tempo, davanti al covid diventa rispettoso delle procedure da seguire. Molti pazienti hanno capito che il problema è reale”.

Per il giovane medico di Oristano l’esordio nella professione è stato una bella palestra, anche di vita: “Mi sento come se avessi già iniziato la scuola di specializzazione”, commenta. “Anche grazie al team multidisciplinare che ho trovato qui che mi ha permesso di imparare la gestione quotidiana del paziente”.

“L’ambiente di lavoro è importante per mantenere la lucidità”, continua Urru. “Oltre al lavoro, ogni tanto scambiamo qualche battuta, per ricordarci che c’è altro e che la normalità esiste”.

Tra i progetti futuri del giovane medico il più immediato è l’avvio della scuola di specializzazione, per la quale aspetta l’assegnazione: “Spero in pediatria o nefrologia”, chiarisce. “Quasi sicuramente lascerò la Sardegna, ma una volta terminato mi piacerebbe tornare”.

Luca Urru

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