“Grazie insegnanti per quello che fate per noi, anche in quarantena”

La lettera di Sara Cardias, studentessa della 5° F dell'Istituto Mossa

Sara Cardias

Riceviamo e pubblichiamo da una studentessa della 5° F dell’Istituto tecnico “Lorenzo Mossa” di Oristano, Sara Cardias.

Io penso che quello che ci vuole far capire la signora Azzolina, il nostro ministro dell’istruzione, è che non ci dobbiamo dare per persi. Dobbiamo continuare a essere noi stessi, anzi dobbiamo fare di più, per far vedere quanto stiamo maturando stando a casa e impegnarci senza un’insegnante che ci dica cosa dobbiamo fare.

I nostri insegnanti ormai ci conoscono come le loro tasche, ci hanno visto arrivare insicuri e ora pronti ad andare via, per chi è all’ultimo anno. Secondo me a loro manchiamo da morire, ma non perché siamo noi maturandi, ma perché ci conoscono almeno un anno in più rispetto a chi è in quarta o in terza.

Vedere che non posso andare a scuola per me è una tortura: mi manca tutto, mi mancano tutti. Molti studenti si lamentano che 10 minuti di ricreazione sono pochi, ma non è vero: io in 10 minuti faccio di tutto, giro la scuola, vado nelle classi, vado giù, e poi quando sta per suonare mi dedico alla mia classe. Ma la mia ricreazione è girare per la scuola e fare nuove amicizie.

Sì, è vero che ora siamo tutti distanti l’uno dall’altro, non siamo abituati a questo o forse sì. Ci hanno detto solo che dobbiamo stare un mese a casa. Certo non è come l’estate, che passi al mare con i tuoi cari e i tuoi amici, però se ci pensiamo bene chi ha un fratello o sorella più grande ha visto che se venivano bocciati o solo rimandati passavano tutta l’estate a studiare e non avevano nessun contatto se non con la famiglia.

Noi oggi siamo fortunati, perché abbiamo molta ma molta tecnologia (anche se è sbagliato perché è tanta, ma ora ne abbiamo bisogno). Noi studenti dobbiamo dimostrare a voi insegnanti quanto stiamo crescendo e quanto stiamo maturando e quanto ci stiamo dando da fare per ottenere una promozione con i migliori voti della storia tecnologica. Se fosse successo trent’anni fa non si sarebbe potuto far lezione, non c’era nessun dialogo, tutti avrebbero dovuti studiare da soli, e le risposte ai dubbi avrebbero dovuto cercarle sui libri.

Con queste lezioni a distanza, ho notato che mi sto impegnando moltissimo, mi sto dando da fare ogni giorno di più. Non lo sto facendo per voi insegnanti ma per me stessa, perché voi in questi anni ci avete e ci state continuamente addosso, sono sicurissima che se io avessi bisogno di qualche insegnante ora sarebbero tutti disponibili e pronti a dedicarsi a noi.

Se prima qualche insegnante era restio a dare il proprio numero agli studenti, magari per paura che venisse usato per fare scherzi stupidi, ora avete dovuto darci fiducia. Se tra di noi pensiamo di non essere poi così importanti per i nostri docenti, queste sono le prove che ci sbagliamo di grosso, perché i sacrifici che stanno facendo nessuno se li può immaginare. Dobbiamo ringraziarli, perché anche loro hanno una famiglia, e in questi casi secondo me molti mettono prima a noi e poi la famiglia. Non perché siamo noi, ma perché noi ora abbiamo ancora più bisogno di loro.

Molti insegnanti magari prima non sapevano usare un computer, ora sono stati costretti ad imparare a usare questa terribile e noiosa tecnologia. Molti ancora non riescono ancora a scrivere un messaggio velocemente, ma perché loro sono cresciuti con le lettere e le cartoline. Che ne sappiamo noi di cosa significa aspettare che arrivino le lettere a destinazione? E la gioia nel ricevere una lettera? Loro non sono cresciuti in mezzo a tanta tecnologia come noi, dobbiamo essere fieri di loro che sono riusciti ad aggiornarsi e sono ora collegati con noi. Magari non sono veloci però fanno il più veloce che possono e dobbiamo esserne veramente riconoscenti.

Un messaggio detto con il cuore. Insegnanti che ci state vicino in ogni momento della nostra quarantena, io vi ringrazio. A voi che ora state lavorando per noi: grazie per tutto ciò che fate. So che vi manchiamo da morire, perché non era così che avreste voluto che finisse l’anno: state tranquilli, anche a noi mancate tanto. Quelle ore tanto noiose, con il tempo che non passava mai, ci hanno insegnato tanto. Ci hanno insegnato che cosa significhi stare accanto a tutti per 5/6 ore, ci hanno insegnato il senso dell’amicizia. Voi ci avete insegnato tanto, e ancora ci state insegnando tanto altro.

La bravura di un insegnante non si misura sui ragazzi che sono bravi già in partenza, ma sulla capacità di aiutare chi è in difficoltà e di risollevarlo da un destino che altri credevano già segnato. In questo campo voi insegnanti vi state impegnando tantissimo in tutti i sensi, non vi arrendete, anzi ci siete più che mai. Quello che si dice – un buon insegnate colpisce per l’eternità – è vero. Perché io so che anche dopo il diploma non mi dimenticherò mai di voi, perché mi avete insegnato e mi state insegnando tanto.

Io vi voglio e vi vorrò per sempre bene. Grazie per avermi aiutata a crescere, e diventare ancora più matura. E grazie perché ci siete, per me e per tutti noi studenti.

Vi abbraccio forte, tutti voi.

Lunedì, 6 aprile 2020

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