Ecco i nostri archeologi che stanno scrivendo un pezzo di storia della Tunisia

Le foto del team del Consorzio uno e dell'Università di Sassari autore di importanti scoperte

Si è conclusa nei giorni scorsi, col rientro del team di studiosi in Sardegna, la quindicesima missione in Tunisia dei ricercatori dell’Università di Sassari e del Consorzio uno di Oristano, impegnati da una decina d’anni con gli scavi archeologici sulle coste dello stato africano, nel Golfo di Hammamet, dove si trovava la colonia romana di Neapolis. 

L’obiettivo dello scavo è stato duplice: quello dell’Archeologia dei giardini e l’altro dell’indagine stratigrafica da condurre sino al suolo vergine, per riconoscere la successione strsatrigrafica della città di Neapolis.

A coordinare l’ultima attività di ricerca, realizzata grazie al Consorzio uno, che a Oristano gestisce la scuola di specializzazione in beni archeologici e all’Università di Sassari, gli archeologi Raimondo Zucca e Piergiorgio Spanu dell’Università di Sassari. Con loro un team composto da due archeologhe del Consorzio uno: Adriana Scarpa e Luciana Tocco e un gruppo di studenti della Scuola di specializzazione in beni archeologici. A completare il gruppo di lavoro anche una decina di archeologhe magrebine e il dirigente dell’Istituto nazionale dei beni culturali della Tunisia, Mounir Fantar.

La colonia di Neapolis era stata fondata dai romani nel 45 Avanti Cristo su un precedente insediamento libico e cartaginese. Un agglomerato urbano di una sessantina di ettari dei quali una ventina ora sommersi e che da trent’anni è oggetto di studio da parte degli archeologi dell’Universitò di Sassari, guidati dall’ex rettore Attilio Mastino, ai quali va il merito della scoperta. Una decina di anni fa le autorità tunisine hanno consentito di avviare i primi scavi che hanno già riportato alla luce numerose testimonianze.

La missione in Tunisia ha consentito anche di riportare alla luce una statua alta due metri, che raffigura un uomo di legge dell’epoca.





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