Giovane suicida alla vigilia del rientro a scuola: “La sfida è allenare empatia, ascolto, autoregolazione”
18 Settembre 2025
L'intervento dell'ex responsabile dell’Ufficio Sostegno alla Persona del Provveditorato agli studi di Oristano, Emilio Chessa

Oristano
L’intervento dell’ex responsabile dell’Ufficio Sostegno alla Persona del Provveditorato agli studi di Oristano, Emilio Chessa
Da Latina a Oristano, il dolore per la morte del giovane che si è tolto la vita alla vigilia del rientro a scuola arriva forte anche nelle comunità scolastiche del territorio. Sul tema è intervenuto Emilio Chessa, già responsabile dell’Ufficio Sostegno alla Persona del Provveditorato agli Studi di Oristano, con una riflessione inviata alla rivista della CISL Scuola “La tecnica della scuola”. “Credo possa interessare anche il mondo scolastico del nostro territorio”, osserva Chessa, che aggiunge: “Come ex responsabile dell’Ufficio Sostegno alla Persona del Provveditorato agli Studi mi sento di dare ancora un contributo per migliorare il percorso scolastico dei nostri alunni”.
Pubblichiamo la riflessione integralmente.
La grammatica delle emozioni: una sfida urgente per la scuola
Gentile Direttore,
la notizia del quindicenne di Latina che ha deciso di togliersi la vita ci lascia sgomenti. Un ragazzo che si è sentito solo, deriso, schiacciato da un dolore che nessuno è riuscito a intercettare in tempo. Non possiamo ridurre questa tragedia a un fatto isolato: essa ci parla di un disagio più profondo che riguarda un numero considerevole di adolescenti, tanto esuberanti e sfrontati quanto fragili e problematici.
In questi casi la cronaca si concentra sulle chat di classe, sui social, sul bullismo. Tutto vero, ma non basta. Il cuore del problema è un altro: la mancanza di una vera educazione alle emozioni. Gli insegnanti conoscono bene i sintomi — ansia, aggressività, isolamento — ma non hanno sempre le chiavi per interpretarli. Eppure la letteratura scientifica ci offre strumenti preziosi: John Bowlby, con la sua teoria dell’attaccamento, ha mostrato quanto i legami precoci condizionino lo sviluppo affettivo; Daniel Goleman ha diffuso il concetto di intelligenza emotiva, oggi confermato da molte ricerche; Jaak Panksepp ha fondato le neuroscienze affettive, dimostrando l’esistenza di circuiti cerebrali emozionali innati; Daniel Siegel ha evidenziato come le relazioni interpersonali plasmino lo sviluppo della mente. Sul piano clinico, numerosi studi hanno evidenziato l’importanza delle esperienze emotive precoci nel modulare l’espressività dei disturbi psicologici che emergono in età prescolare e scolare. I disturbi emozionali dell’infanzia si manifestano spesso con stati ansiosi, collera incontrollata, angoscia e sentimenti depressivi, configurandosi come alcune delle più diffuse sindromi psichiatriche e comportamentali.
Sul piano educativo, non si tratta di aggiungere un’ora di “educazione socio-emotiva”, come se fosse una materia in più. La sfida è ripensare la scuola come formazione integrale: leggere un testo in letteratura, risolvere un problema di matematica, discutere un fatto di cronaca sono tutte occasioni per allenare empatia, ascolto, autoregolazione. Perché l’educazione non coinvolge unicamente le abilità cognitive, ma abbraccia anche la crescita di un mondo emotivo in continua trasformazione.
Una solida educazione socio-emotiva, un allenamento alla resilienza e il potenziamento dell’intelligenza emotiva renderebbero i nostri adolescenti più forti e sicuri, capaci di sostenere senza soccombere le inevitabili tempeste interiori. È come consegnare loro una “grammatica delle emozioni” con cui leggere e governare i propri stati d’animo, invece di subirli in silenzio.
Molte ricerche hanno dimostrato che anche i bambini in età prescolare sono in grado di comprendere il significato delle emozioni fondamentali, come gioia, tristezza, paura e rabbia. Altre indagini in campo evolutivo hanno messo in luce il modo in cui l’esperienza emozionale evolve verso livelli di complessità crescente, riflettendo lo sviluppo delle capacità cognitive e valutative.
Educare alle emozioni non è un lusso, ma una necessità civile. È forse il compito più urgente della scuola del nostro tempo. Se non lo faremo, continueremo a piangere giovani vite spezzate e a chiederci, ogni volta, come sia stato possibile non vedere i segnali.
Cordiali saluti,
Emilio Chessa
già responsabile dell’Ufficio Sostegno alla Persona
Provveditorato agli Studi di Oristano
Giovedì, 18 settembre 2025