Al Mistral 2 in mostra 50 opere dell’artista surrealista Michele Mereu
6 Giugno 2025
Domani l'inaugurazione

Oristano
Domani l’inaugurazione
Domani, sabato 7 giugno, alle ore 19 verrà inaugurata all’hotel Mistral 2 di Oristano “Come in un sogno”, mostra d’arte che riunisce 50 acrilici inediti su tela, tavola e carta del pittore figurativo Michele Mereu, 72 anni, originario di Solarussa.
L’itinerario pittorico è a cura di Simone Cireddu.
L’esposizione sarà visitabile per due mesi, fino al 7 agosto.
Di seguito la descrizione della mostra a cura di Simone Cireddu.
Pittura perturbante e malinconica, innervata di surrealismo romantico e serpeggiante ironia più o meno dark: delicate e spaesanti pitture acriliche su tela, tavola e carta, in gran parte di recentissima produzione. Come in un sogno enigmatico e misterioso, ludico e terribilmente serio: surrealista vero, Michele Mereu origina e consente allestimenti e itinerari installativi festosi e giocosi, sospesi tra tenebra e luce accecante, horror vacui e horror pleni. Intorno a un ristrettissimo nugolo di datate pitture ha preso l’avvio un’intensa indagine pittorica della durata di otto mesi, dall’ottobre del 2024 al maggio del 2025. Visioni oniriche, giardini delle delizie, trittici, quadrittici e almeno una quadreria. Sogni e divagazioni su tela, tavola e carta, come fosse un’unica opera poetica: Michele Mereu orchestra microcosmi inusuali e incantati. E divampa il sublime, in un’oscillazione incostante tra il meraviglioso e l’inquietante. Le sue sono semplicemente complesse favole visive immerse in liquidi sterrati terrosi, cieli a sprazzi, giardini, foreste pluviali e boschi.
Tra le trame incantate, aleggia il fantasma di Hieronymus Bosch con il repertorio di tutte le sue bizzarre drôleries. Un elefante in riva al mare, la colazione della scimmia, l’iguana sull’erba. Poi uomini con becco, veicoli volanti d’antan, altri teriantropi. Nel mentre, un bradipo appeso a un albero ci scruta con fervore. Come in un sogno. Paesaggi smisurati, trasformazioni, deformazioni, metamorfosi e stralunate mutazioni. Niente è normale perché – come racconta Michele Mereu – la normalità è la cosa che più mi fa spavento. Sinuosi tocchi fusiformi di pennello originano neri e leggeri sirfidi che volteggiano, spostandosi irrequieti da un quadro all’altro, larve di future rinascite. Sposalizi di vertigini e surreali labirinti onirici sul baratro del senso, verso direzioni senza vie d’uscita. C’è qualcuno? Son qui! Sono sempre innervate di ironia dissacrante e di perfida malinconia, le pitture visionarie e fantastiche del funambolo Michele Mereu.
D’improvviso ecco che gli sfondi e gli scenari fuoriescono dalle tele e dalle tavole e prendono il sopravvento: il pittore mette in abisso frammentati brandelli di vegetazione e capovolge tutto, ingrandisce e concretamente astrae lacerti verdi, grigi e bruni, zoomandoli fin dove può arrivare l’infinito. Sfuggono via, gli sfondi, si fanno spazio sulle bianche pareti e circondano gli umani, le scimmie e gli altri animali, assumendo la forma di sghembi trittici e quadrittici. Predelle spaiate di una pala d’altare, finestre aperte sui boschi circostanti e su qualche limitrofo hortus conclusus. Larghe pennellate ora liquide acquose ora sature d’acrilico generano scheletri di foreste molteplici. Un accumulo di dettagli di giardini non all’inglese, vegetazioni spontanee, liane e macchie mediterranee, infrattate e incastrate lì tra i verdi, i bruni e i grigi dei cicli pittorici Zoom Garden e Magic Country. Colano via, gli sfondi si allargano. Si intrecciano fitti gli arbusti delle savane, ça va sans dire, al limitare delle oniriche visioni, Come in un sogno.
Su quattro pareti del Mistral 2 di Oristano Michele Mereu edifica camere meravigliose, attraversando seicento anni almeno di forsennate e dissennate pitture e suggestioni. Da Hieronymus Bosch a Henri Rousseau, da Paul Cezanne a Alberto Savinio, Max Ernst e Werner Herzog. Poi Paul Klee, Stéphane Mallarmé e Antony and the Johnsons. Un riverbero di uno smarrito codice miniato medievale ed echi di chi c’è e di chi ancora non c’era. Nessun coacervo di bieche e abusate tracce di distopia è rintracciabile negli acrilici su tela, tavola e carta di Michele Mereu. Sono solamente spiazzanti favole surreali, magiche apparizioni e misteriosi enigmi. Come in un sogno.
Dai primi lavori degli anni Settanta del secolo scorso a ideatore e animatore di Askòsarte, progetto di arte contemporanea che esplora il rapporto tra l’espressione artistica e le aree ai confini dei generi. Poliedrico nella sua produzione, disubbidiente al filo conduttore univoco, Michele Mereu volutamente lavora in maniera incoerente, attraversando consapevolmente tutte le discipline artistiche, senza fare distinzione tra i linguaggi espressivi. Ha concentrato la sua opera sull’interpretazione della contemporaneità: il suo lavoro pittorico, fotografico e installativo nasce da riflessioni e indagini di situazioni reali. Numerose le mostre collettive e personali, nazionali e internazionali, delle quali ha perso memoria.
Venerdì, 6 giugno 2025