Centri servizi culturali a rischio chiusura, anche a Oristano: appello alla Regione

L'allarme lanciato dalla Mostra del libro a Macomer: personale da mesi senza stipendio

La sede dell’Unla di Oristano

Martedì, 19 novembre 2024

Il Centri per i servizi culturali sardi – e non fa eccezione quello di Oristano – rischiano di chiudere. L’allarme è stato lanciato domenica da Macomer, durante la Mostra regionale del libro edito in Sardegna.

Il personale dell’U.N.L.A., che gestisce i Centri per i servizi culturali del centro del Marghine e di Oristano, ha denunciato il gravissimo ritardo della Regione nell’erogazione dei contributi 2024 e lanciato un appello alla presidente Alessandra Todde.

“Le chiediamo un intervento immediato e risolutivo per i Centri servizi culturali in Sardegna, che voglio ricordare sono cinque”, ha detto la dipendente che ha preso la parola: “Macomer e Oristano in capo all’Unla, Cagliari, Carbonia e Alghero in capo alla Società Umanitaria. Tutti e cinque in maniera differente sono da sempre naturali estensioni della Regione nei territori e per essa svolgono una funzione vitale, ma soprattutto nelle zone dell’interno è in forte crisi”.

Al Centro servizi culturali Unla di via Carpaccio a Oristano, guidato dal direttore Marcello Marras, le casse sono vuole dallo scorso 1° settembre. E nonostante questo, le importanti attività destinate ai cittadini vanno avanti.

Sono senza risorse da un mese in più i colleghi di Macomer: “La nostra casa è vuota e dopo quattro mesi denunciamo a lei, alla nostra comunità e al nostro territorio la gravissima situazione in cui stiamo operando”. Questo il disperato appello lanciato verso la presidente della Giunta regionale sarda. “Continuiamo a maturare debiti con i nostri fornitori e siamo ormai quasi al quarto mese senza stipendio”.

Un esempio tra tutti, per dimostrare la drammaticità della situazione, è quello portato davanti al pubblico della Mostra del libro: “Abbiamo dovuto chiedere al Comune di Macomer di acquistarsi la carta igienica perché non avevamo le risorse per poterlo fare. È un esempio banale, ce ne rendiamo conto, ma eviteremo di elencare la quantità di fatture insolute che si accumulano ogni giorno nella nostra PEC”.

Nonostante le difficoltà, tutta la squadra dell’Unla ha continuato a operare regolarmente, “con la forte convinzione che un Centro come il nostro, in un territorio in crisi come quello del Marghine, debba rimanere aperto”, l’importante precisazione. “Abbiamo operato regolarmente quando i vostri uffici hanno ritenuto inammissibile la spesa per l’acquisto di nuove librerie per la nostra frequentata area fumetti e manga. Abbiamo operato regolarmente quando i vostri uffici hanno ritenuto inammissibile l’acquisto di una nuova lampada per il videoproiettore che utilizziamo quotidianamente per le nostre attività, che sono gratuite. Abbiamo operato regolarmente quando i vostri uffici hanno ritenuto che il corso di autodifesa femminile che teniamo annualmente sia inammissibile, perché ritenuto non in linea con la programmazione di un centro culturale. Ma vogliamo ribadirlo, abbiamo superato ormai il quarto mese senza risorse economiche, abbiamo chiesto di essere ascoltati, abbiamo chiesto di essere incontrati attraverso il nostro direttore, ma al momento siamo in attesa di risposta da mesi”.

“In apertura, abbiamo detto che noi in questo momento siamo al Centro, ma il Centro non è il nostro: il centro è di tutti e auspichiamo che – esistendo il Centro dapprima del nostro arrivo – continui ad esistere anche un domani, quando noi non ci saremo più”, ha detto una emozionata dipendente dell’Unla. “Questo chiediamo con convinzione: che oltre alla regolarità sulla liquidazione del finanziamento, anche la legge sui Centri servizi culturali e la sua revisione non sa più procrastinata”.

“L’attuale grave situazione va al di là di ogni nostra volontà e a breve comporterà l’inevitabile chiusura dei nostri servizi al pubblico, portandoci esattamente dove, fino a questo momento, non volevamo arrivare”, conclude l’appello. “A tutte e a tutti voi chiediamo supporto e aiuto per non essere l’ennesima struttura del territorio votata la chiusura”.

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