Tendas: “L’antica reggia è tutelata dai vincoli, no alle imposizioni dello Stato”
21 Ottobre 2024


Lunedì, 21 ottobre 2024
Interviene anche l’ex sindaco di Oristano Guido Tendas nel dibattito sulla sorte dell’antica reggia degli Arborea ed ex carcere di piazza Manno. Pubblichiamo integralmente la nota inviata alla redazione.
La gestione della delicata vicenda sulla sorte dell’ex Casa circondariale di piazza Manno è quanto mai esemplare dei rapporti attuali dello Stato nei confronti della Regione e del Comune di Oristano. L’assenza del sindaco alla conferenza stampa di presentazione del programma di intervento nella nostra città da parte dell’Agenzia del Demanio è, a mio parere, preoccupante.
Preliminarmente una osservazione di carattere linguistico, che può essere interpretata come chiave di lettura della vicenda: per i dirigenti del Demanio dello Stato, l’immobile di piazza Manno è solo l’ex carcere di Oristano, di proprietà dello Stato, così come lo era l’ex carcere di San Sebastiano a Sassari. Al contrario, nell’immaginario collettivo della gran parte degli oristanesi, e sicuramente in quello di chi scrive, quell’edificio è soprattutto la Reggia giudicale, luogo simbolo della nostra identità di popolo e di quella grande civiltà che ha prodotto la Carta de Logu, promulgata dalla nostra grande giudicessa Eleonora d’Arborea e rimasta in vigore in Sardegna fino all’introduzione del Codice Feliciano. Questo imparano tutti i cittadini di Oristano fin dalla scuola dell’infanzia.
Questa premessa è fondamentale per capire le considerazioni che seguono.
Credo che nessuno possa mettere in discussione l’appartenenza al Demanio dello Stato della ex Casa circondariale di piazza Manno. Ma nessuno può negare che anche il Comune di Oristano, la Provincia di Oristano e la Regione Autonoma della Sardegna sono lo Stato nelle sue articolazioni territoriali. Non a caso nelle rispettive leggi fondamentali, gli Statuti, viene richiamata questa specificità.
In quello del Comune di Oristano, all’art. 1, comma 2, si legge: “(…) La comunità oristanese rivendica per intero l’eredità storica ed etnica dell’antico Stato d’Arborea e dei suoi Giudici, che furono per secoli gli alfieri dello spirito di libertà di tutti i Sardi, ai quali seppero dare consapevolezza di popolo libero e volontà di essere arbitri dei propri destini”.
In quello della Provincia di Oristano, all’art.27, comma 3. si legge: “Lo stemma della Provincia è l’Albero deradicato”.
Lo Statuto della Regione autonoma della Sardegna, all’articolo 14, dice: ”La Regione, nell’ambito del suo territorio, succede nei beni e diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo”.
Ecco perché ritengo che, in spirito di leale collaborazione tra Demanio dello Stato, Regione e Comune, la Regione Sardegna e il Comune di Oristano abbiano il diritto/dovere di chiedere che l’ex Casa circondariale di piazza Manno, che non esercita più la propria funzione originaria, venga acquisita al patrimonio regionale prima e sia poi ceduta al Comune, affinché lo stesso possa adempiere ai propri doveri statutari.
Per questo non ritengo corretto istituzionalmente il percorso intrapreso per il riutilizzo dell’ex carcere. È peraltro la riproposizione dello stesso percorso fallimentare messo in opera nella primavera 2015 con la stessa motivazione della eliminazione degli affitti passivi.
Proprio nel mese di maggio del 2015, presso la sede del Demanio regionale della Sardegna, in occasione della visita dell’ing. Roberto Reggi, direttore generale dell’Agenzia del Demanio, presente anche l’assessore degli Enti locali della Regione Sarda, Cristiano Erriu, intervenendo come sindaco della Città di Oristano ebbi modo di esprimere il mio apprezzamento per la decisione del Demanio di investire la somma di 7 milioni e mezzo di euro per la valorizzazione dell’ex Casa circondariale di Piazza Manno, condividendo anche la finalità di contribuire al risanamento del debito dello Stato eliminando gli affitti passivi pagati per gli uffici dell’Agenzia delle Entrate e dell’Agenzia del territorio operanti a Oristano.
Ridurre gli affitti passivi era in quel momento anche un obiettivo del nostro Comune. Affermai però con orgoglio che i cittadini oristanesi avrebbero considerato un vero e proprio esproprio da parte del Demanio dello Stato, ai danni del Comune di Oristano, non restituire interamente quella struttura alla nostra città. Una struttura considerata dagli oristanesi come i romani considerano il Colosseo. Feci proprio questo paragone per far capire ai responsabili dell’Agenzia del Demanio (che pure avevano invitato a quella conferenza anche il Comune di Oristano e la Regione) che si stava toccando un nervo scoperto della sensibilità degli oristanesi per quell’edificio storico, peraltro vincolato e sotto la giurisdizione della Soprintendenza per i beni architettonici di Cagliari, fin dal 1987, per l’interesse storico e artistico.
Per questi motivi, subito dopo quell’incontro di Cagliari, ripresi l’argomento sia con l’Agenzia del Demanio regionale sia con lo stesso MEF, invitandoli a rivedere il progetto, che avrebbe dovuto tener conto delle nostre esigenze e restituire alla città la Reggia gGiudicale restaurata, dove avrebbe trovato sede il Museo di storia della città di Oristano, inteso come istituto di cultura che acquisisce, conserva, ordina ed espone i beni culturali immateriali e materiali relativi alla storia cittadina, salvaguardando e portando a conoscenza di tutti testimonianze (compresa l’ultima, come luogo di sofferenza nella parte riservata alla detenzione!) di cultura materiale e immateriale, a fini di studio, di educazione e di diletto.
Contestualmente, formalizzavo la disponibilità del Comune a collaborare con il MEF per la riduzione degli affitti passivi, inviando una lettera all’ing. Reggi nella quale venivano illustrate le nostre proposte, assolutamente credibili, dopo un attento esame del nostro Ufficio urbanistica. Ufficio che, dopo l’incontro di Cagliari, era stato incaricato di:
- individuare nel comune di Oristano un’area comunale in zona urbanistica adeguata e centrale ove realizzare la nuova sede per l’Agenzia delle Entrate e per l’Agenzia del Territorio per un numero di dipendenti pari a 250 unità. I nuovi uffici sarebbero stati sicuramente più funzionali di quelli che un edificio storico restaurato avrebbe potuto restituire. Nessun problema da parte dell’Amministrazione comunale a cedere al Demanio in diritto di superficie per 99 anni rinnovabili l’area di sedime del fabbricato, salvo diversa determinazione degli enti interessati. Venivano individuate due ipotesi di localizzazione, nella parte sud-ovest del centro abitato, a pochi minuti di cammino dal centro storico (attualmente servita da una rete stradale che permette una facile entrata e uscita dalla città, grazie alla circonvallazione interna in corso di ultimazione) e servita dalle linee di trasporto pubblico locale, in zona urbanistica dove avrebbero potuto (e potrebbero ancora) essere realizzati uffici pubblici e privati, secondo quanto previsto dal vigente PUC, nei pressi del Centro ospedaliero “San Martino”, nelle vicinanze della sede della Provincia, dell’INAIL (di fronte al quale si trova un grande parcheggio pubblico con oltre 250 posti auto), dell’Istituto magistrale;
- prevedere le dimensioni di massima della nuova sede sulla base della circolare dell’Agenzia del Demanio n. 20494 del 19 dicembre 2014 in merito al dimensionamento degli uffici di nuova costruzione. Acquisendo il valore medio di riferimento, la nuova sede avrebbe dovuto avere una superficie complessiva di circa 4.000 mq ed un volume lordo di circa 12.000 mc;
- procedere ad una stima dei costi di realizzazione, che venivano quantificati in 1.320,00 €/mq, per un costo complessivo dell’intervento pari a € 5.280.000 oltre IVA al 22%, per un totale di € 6.441.600.
Il tempo stimato di realizzazione dell’intera opera, a partire dalla data di disponibilità del finanziamento, sarebbe stato di circa 33 mesi.
Contestualmente l’Agenzia del Demanio dello Stato avrebbe dovuto trasferire l’ex Casa circondariale di piazza Manno – la nostra Reggia giudicale, appunto – al Comune di Oristano per il tramite della Regione Sardegna, così come prevede il nostro Statuto regionale speciale. La somma non utilizzata per la costruzione della nuova sede, ipotizzabile in non meno di un milione e mezzo di euro, avrebbe dovuto essere assegnata al Comune di Oristano per l’inizio del recupero della Reggia giudicale.
Data l’importanza della Reggia per l’intera storia della Sardegna, la lettera veniva inviata per conoscenza anche alla Presidenza della Regione Autonoma della Sardegna, con la richiesta di favorire e accelerare il trasferimento della Reggia giudicale al Comune di Oristano e di contribuire con proprie risorse al recupero della stessa.
L’ing. Reggi, tramite la deputata Caterina Pes, mi comunicava il suo interesse per la proposta del Comune di Oristano, riservandosi degli approfondimenti di tipo tecnico. Nel frattempo decidevo di non ricandidarmi e terminavo il mio mandato, mentre l’Agenzia rRegionale del Demanio trasferiva i 7 milioni e mezzo destinati a Oristano al “San Sebastiano” di Sassari.
Nei giorni scorsi l’Agenzia del Demanio ha nuovamente riproposto il problema: nessuna collaborazione tra lo Stato, che decide, e il Comune, che deve solo prendere atto e ringraziare. È tutta un’altra storia. Amara!
Posso solo ulteriormente ricordare agli oristanesi che l’attuale proposta in favore della Prefettura contrasta con la destinazione di quell’edificio storico, vincolato e sotto la giurisdizione della Soprintendenza per i beni architettonici di Cagliari per l’interesse storico e artistico. Queste finalità culturali sono state peraltro doverosamente fatte proprie dal Piano particolareggiato del Centro storico approvato durante il mio mandato. Per arrivare fino in fondo sarà necessario che il Consiglio comunale approvi una variante urbanistica. Cosa non scontata.

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Commenti
…”Questo imparano tutti i cittadini di Oristano fin dalla scuola dell’infanzia…” come genitore di un figlio che ha terminato gli studi lo scorso anno non ho mai sentito una cosa del genere forse il Sig. Tendas parla di una scuola che non esiste più…
“…si stava toccando un nervo scoperto della sensibilità degli oristanesi per quell’edificio storico…” ne è proprio sicuro? Non mi sembra di vedere manifestazioni di protesta da parte degli oristanesi per questo problema. Provi ad organizzarne una Sig. Tendas magari mi sbaglio io. Personalmente mi sembra solo una lettera di chi avrebbe voluto una soluzione diversa perché era la sua…