Venerdì, 2 settembre 2022
“Arddia” cerca volontari per mettere a punto un sistema capace di individuare tempestivamente le malattie polmonari legate all’esposizione all’amianto. Il progetto innovativo è coordinato dal dottor Roberto Cherchi, direttore della Struttura complessa di Chirurgia toracica dell’Arnas “Brotzu” di Cagliari, e questa mattina è stato presentato a Oristano in un incontro organizzato dall’Associazione ex esposti amianto.
Lo studio ha come obiettivo l’individuazione di marcatori (indicatori) precoci delle patologie delle persone che hanno lavorato o vissuto in ambienti esposti all’amianto, con lo scopo principale di accelerare lo screening e individuazione la malattia – quando c’è – in tempi più brevi.
Per crescere, il progetto Arddia ha bisogno di nuovi volontari, da coinvolgere con un bando pubblico e grazie a liste messe a disposizione dalle associazioni. Lo studio prevede tre gruppi. «Vogliamo lavorare con 200 esposti, ex-lavoratori con accertata pregressa esposizione all’amianto, insieme ad altre 200 persone – i volontari reclutati non esposti, che rappresenteranno il campione di controllo – e infine con 50 pazienti con diagnosi di tumore al polmone, malattia polmonare interstiziale o mesotelioma», ha detto il relatore. «I volontari saranno suddivisi in base al sesso e se fumatori o ex fumatori».
Nell’incontro di questa mattina, il coordinatore di Arddia ha spiegato che il progetto avrà durata triennale «con incontri semestrali nei quali il volontario si sottoporrà al prelievo venoso di sangue e dell’esalato, la consistente liquida del respiro, che verrà analizzato da un sequenziatore. Durante la ricerca, sarà effettuato un test sul benessere di ogni candidato».
Lo studio è nato in collaborazione con l’Associazione italiana esposti amianto (Aiea) e il professor Pier Luigi Cocco, consulente di Medicina del lavoro dell’Università di Manchester, con il CRS4 che ha messo a disposizione i suoi macchinari all’avanguardia e con il Centro servizi alla persona di Villamar. Il finanziamento della Regione Sardegna garantisce 2,7 milioni di euro da distribuire nei tre anni della ricerca.
«La nostra idea è quella di girare per la Sardegna per effettuare i prelievi. La parte medica è trasportabile. Chiederemo di poter usufruire di un ambulatorio a Oristano, Sassari e Nuoro. Questo ovviamente potrà avvenire solo se ci sarà un buon numero di volontari di queste tre città», conclude il dottor Roberto Cherchi.