I Giganti della Dinamo sono tornati al San Martino per il piano di prevenzione delle morti improvvise tra i giovani

Analisi e test all'ospedale di Oristano col progetto della divisione di Cardiologia

I giocatori Dinamo con l’equipe di Cardiologia del San Martino

Giovedì, 25 agosto 2022

Prosegue la collaborazione fra la Struttura Complessa di Cardiologia dell’ospedale San Martino di Oristano, diretta dal dottor Francesco Dettori, e la squadra di basket Dinamo Banco di Sardegna Sassari. Nei giorni scorsi gli atleti turritani sono stati ospiti del reparto, dove si sono sottoposti a una serie di analisi, test e controlli nell’ambito di un protocollo mirato a studiare l’origine e prevenire le cosiddette morti improvvise fra i giovani.

Da quasi un decennio i “giganti” aderiscono allo studio promosso dal reparto di Cardiologia, che raccoglie in un database dedicato i dati cardiologici relativi ad atleti professionisti di alto livello, utilizzati in accordo con lo staff della preparazione atletica della Dinamo sia per predisporre un allenamento ottimizzato e personalizzato per ciascun atleta, sia per studiarne, ad opera dei cardiologi del San Martino, alcuni aspetti ecografici ed elettrocardiografici che vengono poi riversati sui pazienti in generale, permettendo un affinamento dei mezzi diagnostici.

Nello specifico, il protocollo prevede la comparazione in maniera continuativa di alcune caratteristiche cardiologiche tipiche degli atleti professionisti con quelle della popolazione giovanile generale. L’obiettivo ultimo è quello di rendere più immediata e sicura la diagnosi di malattie cardiache congenite che possono generare aritmie spesso fatali nei giovani in genere e negli atleti in particolare.

«Si tratta di un esempio virtuoso di collaborazione fra una struttura ospedaliera e una società sportiva, che comporta un reciproco vantaggio fra realtà di alto livello, a costo zero, con gli operatori sanitari che prestano la loro opera volontariamente e al di fuori dell’orario di servizio – spiega il dottor Dettori – Quella che portiamo avanti ogni anno, dal 2014, è un’esperienza davvero proficua, soprattutto se si pensa che a giovarsi dei risultati di questo studio sono stati e saranno in primo luogo i pazienti del San Martino».

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci qui il tuo nome