Piazza Duomo chiusa: il consiglio comunale parli dei problemi dei giovani di Oristano

L'opinione di un giovane lettore

Continua a far discutere la decisione della Chiesa oristanese di chiudere l’accesso alla piazza Cattedrale dopo le 20, per evitare l’accesso ai giovani ed elininare il problema della sporcizia.

Ospitiamo l’opinione di un giovane lettore che pubblichiamo di seguito.

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“Il problema è solo spostato” dicono i più, non sbagliano e infatti per ora si è spostato in un’altra piazza, assai diversa da quella antistante il duomo e il seminario arcivescovile; molto più ampia e più frequentata con grande varietà di età: quella virtuale, che non vuol dire meno reale, dei social!

Che si dice nel bar di paese più grande del mondo? L’opinione pubblica è divisa e come spesso capita poco disposta ad ascoltare chi la pensa diversamente, sia da una parte che dall’altra.

Chi sono i protagonisti di questa vicenda? La diocesi di Oristano che parla per la voce di don Alessandro Floris, rettore del seminario, l’imponente edificio che insieme alla cattedrale, al Museo Diocesano e al convento dei francescani si affaccia sulla piazza.

I giovani, che da diversi anni hanno eletto la piazza come principale ritrovo serale (e notturno) per incontrarsi, scambiare due battute e ridere in compagnia ma non solo, per dovere di cronaca è giusto dirlo, con il rispetto per tutti nella certezza che riguardi solo una piccola parte di loro, spesso questa zona è teatro di incontrollato consumo di alcolici da parte di ragazzi e ragazze di tutte le età e anche di spaccio e consumo di sostanze stupefacenti che, a corto di discussioni sulla reale pericolosità per la salute, sono illegali in Italia.

Ultimi ma non per importanza sono coinvolti nella chiusura della piazza tutti i cittadini oristanesi privati di un luogo pubblico anche se insistente su di una proprietà privata.

Si tratta di un problema sociale, pedagogico e civico senza dimenticare però anche un briciolo di valore politico nella questione. Ma viene davvero trattato come problema di siffatta complessità? No. Per lo meno non nei social ma credo, sottolineo credo, convintamente che nelle sedi opportune, quelle istituzionali, sia lo stesso, anzi, peggio, non venga proprio trattato.

Certo del fatto che si tratti di una questione anche politica mi permetto di fare alcune considerazioni che contengono anche critiche all’amministrazione comunale. In politica la critica è concessa, l’insulto e l’offesa no di certo e assicuro che le mie riflessioni non vogliono superare il confine che delimita le due cose.

La diocesi ha riferito per mezzo del rettore del seminario, eletto a portavoce, di aver più volte chiesto aiuto al comune per scongiurare la drastica soluzione senza ricevere concrete risposte.

Il sindaco, come, con tutto il rispetto, non si addice ad un uomo che ricopre un così importante ruolo, è intervenuto solo dopo essere stato messo non alle strette, ma di più, con la chiusura della piazza poi ritrattata per consentirgli di fare una passerella “scortato” da più di una volante di polizia. È intervenuto, ma non ha agito, è andato ad assicurarsi che i giovani fossero tutti dei bravi ragazzi apparendo quasi come uno che voleva andare lì a screditare le voci che li definivano ineducati e irrispettosi nei confronti della cosa pubblica.

Ma dov’era il sindaco quando era chiamato a rispondere alle richieste dell’ente proprietario dell’area? Molti sui social hanno espresso la loro delusione e sorpresa, che per altri un po’ più anticlericali è stata invece la conferma di certe convinzioni basate sul detto “predica bene e razzola male”, che un’istituzione fondata sull’insegnamento di apertura, accoglienza e che ha speso secoli della sua storia nell’educazione dei più giovani come la chiesa chiudesse un luogo di aggregazione pubblica.

Ecco a cosa volevo portarvi miei cari e molto pazienti, se siete arrivati sin qui, lettori: perché non leggiamo la chiusura decisa dalle autorità religiose non come una chiusura ai giovani, non ad un provvedimento contro di loro, ma come una provocazione all’amministrazione comunale? Un “adesso pensateci voi!”?

Il sindaco Lutzu ha sicuramente avuto la “sfortuna” di indossare la fascia tricolore nel momento in cui è stata persa, è il caso di dirlo, la “santa” pazienza perché sicuramente il degrado di piazza Cattedrale è un
problema che si è evoluto nel tempo non curante del colore politico che dipinge Palazzo degli Scolopi.

Per quanto riguarda gli altri campi toccati dall’unico fatto che in città pare sia riuscito a far dimenticare il Covid, quello sociale, pedagogico e civico voglio dire poche cose.

In primis mi sento di ricordare a quanti si sentono privati di uno spazio pubblico ma hanno superato una certa età che questa privazione è avvenuta ben prima della chiusura dei giorni scorsi poiché, non giriamoci
intorno con falso buonismo, la piazza era nei fatti off-limits, non perché si tratti di ragazzi violenti o avessero posizionato dei buttafuori, ma semplicemente perché in mezzo a centinaia di loro era faticoso stare per chi aveva superato una certa età.

Questo ha provocato, a mio parere, dei problemi anche nei ragazzi che scegliendolo come loro luogo di aggregazione vi si auto-ghettizzavano il che dovrebbe sollevare una questione di importanza non indifferente su come i giovani oristanesi siano integrati nella società.

Sarebbe bello vedere insieme nelle piazze aperte bambini, giovani, uomini e donne di mezz’età e anziani insieme, chi a giocare, chi a discutere, chi solo a godersi il fresco e una società che vive in armonia godendosi ognuno la propria età con i pregi e i difetti ad essa collegati. Il convivere tutti insieme nella stessa società porta anche a risolvere l’abuso di alcool che è frutto della noia (l’abuso è un problema, non il consumo) e il poco interesse a mantenere puliti i luoghi di coabitazione.

In conclusione “I have two dreams”: il primo è quello che ho esposto sopra, la soluzione ad un problema di pochi risolto da molti, tutti insieme da bambini agli anziani passando per i giovani e gli adulti; il secondo è
un consiglio comunale straordinario dedicato al tema “il ruolo dei giovani nella città”, perché, per par condicio lo devo dire, da parte di tutte le forze politiche che siedono nel piccolo emiciclo oristanese, è mancata l’azione necessaria.

Magari un consiglio comunale da celebrare all’aperto, com’è consentito fare, per permettere a quanti più cittadini possibile di parteciparvi come pubblico rispettando le misure di distanziamento sociale, magari in piazza cattedrale così che invece dei soli quattro Evangelisti molti più santi potranno assistere i nostri rappresentanti”.

Un giovane cittadino oristanese

Lunedì, 6 luglio 2020

1 commento

  1. Sono cambiati i tempi e i modi di divertirsi,sono cambiati anche i giovani,bisogna cambiare mentalità non rimanere ancora al 1970

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