Il rispetto delle donne comincia dalla scuola: bella iniziativa con gli studenti dell’Othoca

Coinvolto il centro antiviolenza Donna Eleonora di Oristano

Mercoledì, 18 maggio 2022

Si è parlato di femminicidi e di violenza contro le donne nel corso degli incontri legati al progetto “Potere alle Parole”, proposto dal centro antiviolenza Donna Eleonora di Oristano agli studenti dell’Istituto Othoca, una scuola con tantissimi studenti e dove le ragazze sono la minoranza. L’iniziativa è legata alla giornata in cui si ricordano tutte le vittime di femminicidio.

Lo scorso 6 maggio si è concluso l’ultimo incontro educativo per gli  studenti di 3ª, 4ª e 5ª C. I ragazzi hanno seguito un percorso di crescita coinvolgente e altamente formativo.

Il progetto “Potere alle Parole” è stato accolto con entusiasmo dal dirigente scolastico Franco Frongia, sensibile come sempre a questa e altre problematiche. L’idea di portare a scuola il Centro antiviolenza è nata dalla volontà della docente di lettere Claudia Lupino, che ha fortemente voluto  sensibilizzare gli animi e le menti dei suoi studenti, affinché il 25 novembre, non rimanga una data nel calendario priva di significato.  

Il progetto si è sviluppato in tre date diverse, alla presenza della  responsabile del centro, Francesca Marras, e dell’educatrice Eleonora Contu, che hanno saputo incidere nei cuori e nelle menti dei presenti le parole “No alla violenza sulle donne”. 

Un percorso molto forte, dinamico, in cui tutti gli studenti sono stati  pienamente coinvolti in attività formative, analisi, discussioni e visioni di  cortometraggi. Ai presenti, come spiegato dal professor Carlo Murgia, sono state spiegate le diverse tipologie di violenza cui troppo spesso sono vittime le donne. Tutti hanno partecipato ai questionari proposti durante le ore formative, dai quali è emerso che un alto numero di studenti è molto sensibile al problema.

Si è posto l’accento sul potere intrinseco delle parole. Parole che fanno parte del nostro vocabolario quotidiano e delle quali spesso non se ne comprende appieno il significato, schiavi di antichi retaggi e stereotipi.  Durante il percorso si è cercato, con alti risultati, di insegnare ai ragazzi  come sia importante applicare in ogni gesto quotidiano la forza del significato “rispetto della vita della donna”.

In questi incontri si è potuto toccare con il profondo del cuore ciò che gli  “stereotipi educativi” infliggono alle donne. Il giogo utilizzato all’interno della famiglia, nei luoghi di lavoro, attraverso il quale si perpetua il sopruso nei loro confronti. Si è parlato degli ostacoli che le donne devono superare, delle paure che vivono e dell’appoggio che molto spesso i centri antiviolenza danno loro.

Si è compreso come mai le donne vittime di maltrattamenti non abbandonino con immediatezza il compagno che le maltratta. Si sono potuti toccare con mano gli effetti anche sulle “vittime silenziose”, i figli di madri maltrattate. 

Gli studenti sono venuti a conoscenza di storie di donne, come la signora Maria (Nome di  fantasia), che all’età di 89 anni, dopo decenni di maltrattamenti e soprusi, ha avuto il coraggio di lasciare il marito. La signora quando chiese aiuto al centro antiviolenza di Oristano, si “giustificò” dicendo: “Questa volta mio marito ha proprio esagerato… Io non voglio vedere più neanche mio figlio perché anche lui picchia la moglie. Ma sono pronta ad aiutare mia nuora!”. Una testimonianza ricchissima di significato, di come gli stereotipi educativi facciano strage di donne che troppo spesso finiscono nelle tabelle statistiche.

A conclusione del percorso è stato proiettato un video di tre minuti. Sono  stati tre minuti di tale intensità che al termine, tutti avevano gli occhi bassi e il silenzio nella sala era profondo.

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