Assegnata a Stefania Pinna la Camelia 2021

L'iniziava legata alla Sartiglia, promossa anche quest'anno dal regista oristanese Filippo Martinez

Gabriella Collu e Alessandra Raggio premiano Stefania Pinna

Martedì, 2 febbraio 2021

Stefania Pinna ha ricevuto la Camelia 2021. A consegnare, stamane, la preziosa ceramica realizzata dall’artista Alessandra Raggio, è stata Gabriella Collu, prióra dell’Ordine della Camelia e presidente della giuria per la assegnazione del premio.

La Camelia è il riconoscimento annuale assegnato a una donna per celebrare tutte le donne che vivono attivamente e appassionatamente i colori, i profumi, i suoni, i cerimoniali, le tensioni, la gioia e l’ebbrezza della Sartiglia. L’iniziativa è stata lanciata a Oristano dal regista Filippo Martinez.

Prima di Stefania Pinna avevano ricevuto questo importante riconoscimento Angela Solinas (’15), Gabriella Collu (’16), Maria Teresa Mereu (’17), Matilde Carta (’18) Anna Paola Corona (’19) e Anna Contini (’20). La motivazione è sempre la stessa: “Perché, come molte altre donne, da sempre ha contribuito e contribuisce dietro le quinte, con amore, a conservare la tradizione più intima, più sacra e più bella della Sartiglia”.

La Camelia 2021

Stefania Pinna nasce da un padre e una madre, Tommaso Pinna e Giuseppa Solinas, che per tre volte coprirono il ruolo di Oberaju e Priorissa nel Gremio dei contadini. A tre anni, nel 1977, assiste alla prima vestizione; il componidori era Luigi Cozzoli. Nel 1989, componidori Mariano Amadu, per la prima volta diventa massaiedda “d’aiuto”; l’anno seguente, componidori Angelo Porta, diventa massaiedda “di vestizione”; occuperà quel ruolo altre cinque volte.

Stamane non si aspettava di ricevere la Camelia. Quando, aprendo la porta di casa sua, ha scoperto di essere diventata la Camelia 2021, Stefania si è commossa. Mentre offriva il caffè al piccolissimo gruppo di premiatori ha raccontato un ricordo incancellabile. Era la domenica di Sartiglia del 1985, nelle prime ore di quel giorno Aldo Cossu, il componidori designato, aveva perso il padre. In un clima di tristezza infinita si decise che Luca Naitana, “su secundu”, avrebbe assunto il ruolo di componidori. Stefania allora aveva 10 anni ed era presente quando, proprio all’ultimo istante, con la morte nel cuore, Aldo si presentò all’appuntamento: “Mio padre avrebbe voluto così”, disse. E si offrì alla vestizione. Avrebbe chiuso la giostra abbandonandosi alla più struggente benedizione con sa Pippia ‘e Maju che si ricordi. Fu in quell’occasione che Stefania Pinna capì che la Sartiglia non era una semplice giostra equestre, era qualcosa di sacro, profondo, irrinunciabile.

“La benedizione dell’alba” di Filippo Martinez

La benedizione dell’alba. Niente e nessuno mai, nel tempo, fermò la benedizione del componidori. Non la guerra, non la miseria estrema, e nemmeno la peste nera. La rivista Eleonora nel 1999 celebrò la tragica benedizione dell’alba del secolo XVII con un fumetto, un grande polittico, un disco, un videoclip, uno spettacolo teatrale e un dramma radiofonico.

Ecco le parole che introdussero il fumetto: La Sartiglia, attraversando la storia, ha incontrato anni terribili di guerre, di pestilenze, desolazione e morte. Talvolta non si è corsa. Si dice che però il Componidori sia sempre uscito. Anche da solo. Anche soltanto per benedire. Il fumetto qui a fianco è ambientato in uno di questi anni terribili, forse il peggiore: il 1656. La peste nera aveva ucciso gran parte della popolazione di Oristano e dei paesi vicini. Il Componidori fu vestito nella notte, a lume di candela. Uscì sul suo cavallo poco prima dell’alba affrontando da solo la morte con la mano armata dai fiori della Bambina di maggio, sa Pippia ‘e maiu. E benedisse tutto e tutti.

Nell’ultima domenica o nell’ultimo martedì di carnevale – o anche nell’ultimo lunedì, poco importa – in quest’anno così difficile abbiamo bisogno di un gesto alto e solenne. Un gesto che passerebbe alla storia non solo oristanese per la sua forza: all’alba, nel silenzio assoluto della via del Duomo, i due Componidori designati, dopo essersi salutati incrociando le spade dovrebbero, uno dopo l’altro, lanciarsi al galoppo sotto la gigantesca cattedrale di Santa Maria per la più intensa delle benedizioni.

Un appello. Chiudiamo questo comunicato stampa con un appello a chi quest’anno deciderà le sorti della Sartiglia: non dissolviamo in fiscalissime diatribe e rigide rivendicazioni questa affascinante, logica, icastica, meravigliosa opportunità per rispondere con la poesia agli oltraggi di questo ignobile virus. È un’occasione unica e, speriamo, irripetibile.

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