L’oristanese Stefano Mocci nel team europeo che cerca una cura per la Sla e la demenza

Il venticinquenne sta portando avanti un progetto sullo sviluppo di proteine ingegnerizzate

Stefano Mocci

Da un anno a Monaco di Baviera, il ricercatore Stefano Mocci sta portando avanti un progetto sullo sviluppo di proteine ingegnerizzate insieme al team RNAct. Gli studi dell’oristanese hanno un obiettivo ambizioso. “Puntiamo a manipolare le funzioni di una famiglia di proteine, le RRM. Il nostro scopo è far svolgere altre funzioni a queste proteine”, spiega Mocci. Le RRM sono proteine comuni, si trovano nell’uomo, in tutti gli animali e addirittura nei batteri. “Modificandole”, chiarisce il ricercatore, “potremmo combattere alcune malattie neurodegenerative. Come? Riportando le cellule alle funzioni regolari”. Tra queste ci sono la sclerosi laterale amiotrofica e la demenza frontotemporale.

Il venticinquenne, laureato in Biologia a Cagliari e in Genetica e Biologia Molecolare alla Sapienza di Roma, ha vinto la borsa di ricerca europea “Marie Skłodowska-Curie”. “L’RNAct, riunisce dieci Early-stage researcher sparsi in tutta Europa”, racconta Mocci. Si tratta di un programma che coinvolge università, centri di ricerca e aziende di biotecnologie. “I miei studi sono supportati dall’Helmholtz Zentrum München, il principale centro di ricerca in Germania, e dalla TUM, l’Università tecnica di Monaco”, dice il giovane oristanese. L’RNAct propone un progetto multidisciplinare che tocca diverse branche della biologia. Nel team di lavoro ci sono biologi cellulari, molecolari e strutturali, ma anche bioinformatici e biofisici.

Non solo, l’RNAct si occupa anche di biologia sintetica. “Un’altra applicazione degli studi del team è la progettazione di componenti e sistemi biologici non ancora esistenti in natura. In particolare lavoriamo all’ingegnerizzazione di batteri per la produzione di biodiesel, un combustibile ottenuto da fonti rinnovabili”, evidenzia il ricercatore oristanese.

Sono numerose le opportunità di lavoro e studio offerte dall’Unione europea. “È un’esperienza che consiglio a tutti. Viaggiando si ha la possibilità di conoscere nuove culture”, sottolinea Mocci. Crescere, connettersi col mondo, ma mai dimenticare le proprie origini. Il ricercatore è ancora legato alla sua Oristano: “La biologia mi ha portato lontano dalla mia terra, un giorno però mi piacerebbe tornare a casa”.

Lunedì, 24 agosto 2020

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